Intervista a Germana Sorrentino a cura di Patrizia Palese

 

Vi siete mai chiesti perché una donna oggi scelga di fare un mestiere che solo pochi decenni fa era specificatamente maschile? Non si tratta solo di un’affermazione di parità oltre che di sesso, ma anche di lavoro; inspiegabilmente non so perché, questa specie di rivalsa e di visioni di donne in divisa, alla guida di un Tir o di un autobus o meglio ancora di un taxi magari in turno di notte, non poteva semplificarsi solo in un superficiale “LO FANNO GLI UOMINI QUINDI LO FACCIO ANCH’IO”. Poi ho conosciuto Germana…l’ho conosciuta come si conoscono le persone quando meno te lo aspetti, e non vai in difensiva. Perché c’è un bel parlare di SORELLANZA, ma quando davanti a te si delinea una biondina giovane, con gli occhi chiari, con un sorriso che sembra dire “Mi hanno disegnata così, ma a me piace tanto far ridere”, allora ti ricordi che potrebbe essere tua figlia e che la tua giovinezza è rimasta molto dietro di te…e nasce un piccolissimo desiderio di essere di nuovo come lei, magari solo per un mese, ma no, basterebbe anche una settimana…e la sorellanza se ne va a farsi benedire.

            Poi, quando scopri che della sua innegabile bellezza (qualcuno direbbe con una puntina di acido “Siamo state tutte belle a quell’età”) lei non sa cosa farsene, perché è ironica, racconta barzellette ( e le racconta anche bene), perché ogni tanto se ne esce con una frase in ciociaro, allora cade la difensiva di chi, come me, davanti a lei si vede non più giovane. E parla del suo lavoro, della sua scelta universitaria, e lo fa con semplicità, anche quando dice “Ho scelto Ingegneria perché volevo arrivare in alto, ma lo volevo fare in modo eccellente, quindi non per una via già battuta, per una professione più femminile” e pensi a lei matricola, quando doveva dare i suoi esami, pensi che il vecchio detto <Bella e scema> è ora più che mai una fesseria.

            È voluta venire a casa mia, anche se le avevo offerto di vederci in un bar, ma secondo lei le cose migliori sono quelle semplici, per cui si è fatto come ha detto lei.

            Inizio subito con le domande, e chissà perché mi aspetto che lei continui a giocare, ad essere sopra le righe, e invece risponde secca, con chiarezza e senza fare battute.

Hai mai partecipato a concorsi?

Sì, solo due volte. Aspetto, sperando che lei voglia aggiungere qualcosa, ma mi guarda pronta per l’altra domanda. Allora insisto sull’argomento

Pensi che possano essere utili per trovare impiego?

Non è stato il mio caso, ma ho fiducia nella pubblica gestione delle occupazioni. Vorrei chiederle dove basi questa sua fiducia, ma il discorso diverrebbe troppo lungo. E poi quel <non è stato il mio caso> la dice lunga.

Sei un ingegnere. Quali sono i consigli che daresti a chi volesse iscriversi alla facoltà di Ingegneria?

Molta passione e volontà. Lo studio è importante, ma bisogna “sentirlo” di voler essere un  ingegnere! Ecco, adesso sorride, finalmente.

E secondo te quale branca dell’ingegneria dovrebbe essere  più considerata?

Ad oggi, ingegneria aerospaziale, ingegneria biomedica e ingegneria gestionale. Più precisa di così si muore! Sebbene il corso di laurea in ingegneria meccanica resta, secondo me, quello la cui offerta didattica forma un ingegnere nel senso più classico della professione intesa. Idee più che chiare, non c’è che dire.

Ma come nasce e come vive una donna giovane e una donna che è anche un giovane ingegnere?

Come ho già detto, l’ingegnere nasce da dentro. Bisogna sentirlo. Poi studio e impegno facilitano la realizzazione della figura professionale. La donna ingegnere, o ingegnera (!!!) le viene da ridere nel dirlo, nasce e vive al pari dell’ingegnere uomo. Negli ambienti di lavoro, non ho mai incontrato alcuna discriminazione.

Se non ti fossi laureata in Ingegneria, quale facoltà avrebbe avuto le tue preferenze?

Avrei frequentato il corso di laurea in Economia e Commercio, per dare continuità allo studio di consulenza del lavoro, che era gestito da mio padre…ma invece ho scelto Ingegneria e mi fa una linguaccia

Hai avuto delle discriminazioni per il fatto che sei una donna nel tuo lavoro?

No, mai. So che esistono ambienti di lavoro dove ti fanno pesare il fatto che sei una donna, ma a me non è successo. Forse sono stata solo fortunata.

Hai ancora dei sogni da realizzare?

Sì, alcuni! Ma sono sogni e quindi non si dicono e assume un atteggiamento dispettoso

Ti piace leggere?

Sì, ma il tempo è poco. Leggo quando posso. Questo mi dà un po’ di tristezza…ma magari le cose cambieranno, vorrei dirle, ma sto zitta

Se sì, quale è il tuo autore preferito.

Paulo Coelho, ho tutti i suoi libri!

In aggiunta, adoro la Divina Commedia… ne conosco alcuni passi a memoria! Evviva!

E di questo sarò sempre grata alla mia insegnante di italiano che, ai tempi, ci spiegava con grande passione e dedizione, i versi delle cantiche.   

Se dovessi quantificare in tempo il tuo lavoro, potresti dire dal progetto alla realizzazione  quanto tempo passa?

Vuoi dire come si svolge la mia giornata tipo? Il mio lavoro mi prende molto, e sono fuori casa mediamente 11 ore al giorno anche a causa delle distanze…Roma non facilita gli spostamenti e a volte devo andare anche fuori sede. Diciamo però il lavoro sul concreto lo svolgo in circa 8 ore al giorno.

Nel tuo tempo libero che cosa preferisci fare? Dopo quello che mi ha detto mi sembra una domanda inutile, ma ormai l’ho fatta

Dedicarmi alle persone che amo, camminare all’aria aperta, cucinare.  Wow!


Credi  che sia giusto investire il denaro pubblico in Cultura?

Sì, assolutamente! Come disse Socrate, “ C’è solo un bene: il sapere. E solo un male: l’ignoranza”.

Forse sarebbe meglio garantire per tutti lavoro, assistenza pubblica, casa?

Non sono in grado di stabilire, rispetto alla domanda precedente, quali possano essere le priorità per il popolo italiano. Ma credo sia buona cosa ripartire il denaro pubblico in modo tale che anche la Cultura possa essere “ aiutata”.

C’è un pensiero, un aforisma, un detto popolare che hai fatto diventare una tua legge di vita?  

Quando il perché è forte, il come si trova sempre. Non lo conoscevo, ma accipicchia se è vero! Dal mio sguardo compiaciuto credo che sia soddisfatta d’avermi sorpresa…sì è stata una bella sorpresa… mi saluta dalla strada e la vedo raggiungere la sua automobile parcheggiata poco più avanti; mentalmente le faccio un applauso, mentre rimango a guardare che va via dal mio balcone. Viva le donne in gamba come lei.

 

 

 

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