Il Piccolo Fratello ti guarda!

Dopo il mio precedente, Tu seu mia, Soltanto Mia,  un’altra piccola storia di stalking, ma stavolta molto soft, impalpabile; tant’è che la protagonista non se ne accorge. A questo giro, lo stalker è un signore nella mente e nei modi, ma non per questo la vicenda si presenta meno inquietante. Ed è lui che la racconta in prima persona….

 

Comincia un’altra giornata, un nuovo giorno, e tu ti sei alzata.

Sono le otto e mezza e ti accingi a far colazione. Lo so perché quando mangi accendi la radio.

Ti piace consumare i tuoi pasti a suon di musica. Non alzi molto il volume, ma io ti sento ugualmente. Fra di noi non c’è una gran distanza. Ci separa solamente un grigio, lungo e stretto cortile, sufficientemente stretto da permettermi di intravederti, specie d’estate, allorché il caldo ci obbliga a tenere le finestre aperte, ed è facile conoscere e riconoscere i tuoi movimenti, le tue abitudini che cadenzano la tua vita quotidiana.

Ora hai spento la radio. Hai finito di mangiare e sparisci per qualche ora. Forse esci. Lo presumo, ma non ti vedo farlo, e stai fuori tutta la mattina. Mi piacerebbe sapere cosa fai però non te lo chiedo. Mi piace immaginarlo. Lavori? Incontri qualcuno? Chi lo sa!

Odo di nuovo la musica dalla radio, segnale che sei tornata e il volume del suono non è abbastanza alto da coprire i rumori metallici delle stoviglie che muovi e usi per preparare il pranzo. Cosa cucini di buono oggi? Mmmm….i tuoi pasti non devono essere molto abbondanti. Sei magra, e la radio resta accesa per poco tempo, il che mi fa pensare a pasti leggeri e veloci.

Sei magra…. Già. E’ l’unica caratteristica che sono riuscito a vedere di te.

Sei abile a non mostrarti mai con meno di un paio di jeans ed una maglietta. Non ti ho mai vista meno vestita di così, ma va bene. Non sono di quelli che hanno bisogno di vedere la nudità assoluta per determinare il grado di sex appeal di una donna. Anzi! D’inverno, quando ci si copre di più, una donna avvolta dentro un cappotto chiuso fino al collo scatena la mia fantasia. Non mi serve la cruda evidenza per immaginare.

Il silenzio ridiscende fra le mura del palazzo e del cortile in ombra, dando inizio al pigro pomeriggio estivo. Le tende del balcone sono abbassate; non vedo e posso solo ipotizzare quel che fai.

Per circa un’ora non si ode alcun rumore. Il mondo sembra essersi fermato per la siesta. Poi però, verso le quattro accendi il computer. Nel silenzio, sento l’inconfondibile sigla di Windows che si carica e, in assenza di altri suoni, il ticchettio delle tue dita sulla tastiera, che si amplifica. Svolgi qualche lavoro? Scrivi? Cosa fai? Non potrò mai saperlo a meno che un giorno non ci incontriamo e me lo dica tu. Io non te lo chiederò mai, anche perché, volendo, potrei scoprirlo da solo. Computers e rete non hanno segreti per me. Quando entri in Internet, io ti vedo. Vedo apparire il tuo IP, anche quando navighi in incognito. Potrei contattarti, ma non lo faccio poiché, per mestiere, non posso e, se provassi a farlo, mi manderesti al diavolo. Si. So anche questo. So che sei una persona discreta e riservata. Non dai confidenza agli sconosciuti, quindi mi limito a seguirti nel tuo vagabondare in rete alla ricerca di una soluzione per arrotondare i tuoi introiti. Stai attenta! Non tutto è trasparente e non tutti sono onesti, ma vedo che sei accorta e non cadi nel tranello dei guadagni facili.

Come vorrei conoscerti! E aiutarti, se potessi!

Ma il mio lavoro lo vieta. Devo solo vigilare, e avvertire, soltanto in caso di grave pericolo.

Ecco che controlli la posta, le notifiche di Google e di Facebook dove vieni agganciata in chat da un amico. E infine esci.

E’ ora di cena, ma stavolta il suono che l’accompagna non è quello della musica dalla radio, bensì la voce di un telegiornalista che annuncia cosa è accaduto nel mondo durante la giornata. E tu apparecchi frugalmente la tavola con un servizietto all’americana, ti siedi e mangi guardando la tivù.

Ti vedo solo di spalle, ma la quasi totale immobilità del tuo corpo, se si escludono i movimenti delle braccia che amministrano il cibo, denota vivo interesse per ciò che succede oltre il grigio e stretto cortile, oltre il cancello del nostro comprensorio. Vivi sola, ma non sei solitaria. Anche per te la televisione è un’altra finestra sul mondo alla quale ti affacci almeno una volta al giorno. E questo è un altro motivo che mi spinge a volerti conoscere. Ma tutto avverrà a suo tempo. Ci sarà l’occasione per farlo!

Oh! Stasera non ti fermi al telegiornale!

Hai trovato altro da vedere dopo.

E sai da cosa lo intuisco? Quando, in televisione, non trovi niente da seguire, chiudi la finestra tirando giù la tapparella e spegni la luce. Stasera no. La finestra resta aperta perché c’è qualcosa che ti piace. Fammi indovinare! Un film? O un episodio della tua serie preferita?

Sei di gusti difficili. Càpita di rado che ti fermi a guardare la tivù dopo il notiziario e dopo cena.

Chiusa la finestra e spenta la luce, sparisci per riapparire su Internet dove compi il giro ricognitivo serale prima di andare a dormire. E rimani fino a tardi. Posta, Google, Facebook e qualcos’altro, poi, click sulla crocetta in alto della schermata del browser e buona notte! Anche per oggi la giornata è finita.

Non ti accorgi della mia presenza. Non te ne sei mai accorta ed è così che deve restare.

Ti sorveglio discretamente e ti veglio.

Sei sola come me, e come me, vuoi rimanerci.

So molto di te; non tutto, ma abbastanza per aver capito che potremmo andare d’accordo. Siamo simili, tuttavia, proprio per questo, restii a voler avvicinare le nostre esistenze perché gelosi della nostra privacy e della nostra indipendenza.

Ti osservo e ti seguo senza far rumore, come un’ombra.

Come un angelo.

 Virtuale.

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