Recensione al Libro -Marmellata di Prugne – di Patrizia Fortunati a cura di Cristina Rotoloni

  

 

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“Donne salvatevi da voi stesse!” Questo mi verrebbe da dire mentre leggo la vita di Lyudmila che Patrizia Fortunati ha racchiuso nelle struggenti pagine del libro “Marmellata di prugne”. L’autrice è stata brava sin da subito a rendere la storia così concreta e reale da trasportarmi nelle vicissitudini dei personaggi e da farmi immedesimare in alcuni di essi. Già alla quattordicesima pagina ho pianto. La storia si concentra su una bambina della Bielorussia che abita vicino a Chernobyl. La piccola, per un particolare e fortunato caso del destino, si trova ad abbandonare le uniche poche case dimesse che conosce per passare un periodo in Italia. Gli italiani, raccontati in questa storia, rappresentano tutte quelle persone che ancora oggi danno luce ai bimbi che non conosco il gelato, il mare, i sorrisi spontanei e gli affetti dei propri cari che sono troppo tormentati dalla loro sofferenza per vedere quella degli altri. Sono pagine schiette, sincere, ricche di un dolore e di un percorso di crescita straordinario. Di fatti, la Lyudmila che si racconta in questo libro è una donna di novant’anni che fa un percorso a ritroso per capire la sua vita, per arrivare alla morte cosciente di aver tolto tutte le macchie che le hanno tormentato l’anima per anni. “Capire è necessario per imparare a perdonarsi. "E per morire bene.”

“Tutta la mia vita era avara di sorrisi” queste le parole che usa la bravissima Patrizia per farci conoscere Lyudmila. Poi per esprimere il rapporto con i suoi italiani dice: “Mi sta regalando il suo tempo, la sua attenzione (…) Sento il bene che mi vogliono (…) E questo mi aiuta a guarire.” Parole preziose in qualunque cultura e per qualunque essere umano. Lyudmila ha e vuole il diritto di capire, di conoscere, di piangere. Lei scopre che piangere è la forza della sua sopravvivenza, la boccata di ossigeno in un mondo troppo pesante da sostenere sulle sue piccole, ma mai fragili, spalle.

E’ un libro per tutti, per chiunque non ha paura di mettere in gioco i propri sentimenti, di soffrire, arrabbiarsi, gioire con le pagine forti e intense di questo racconto. La storia ci trasporta in un’altra culturale a noi lontana. Un mondo non immaginario, ma per come lo conosco io, drammaticamente tangibile. Autentico. L’autrice scuote le coscienze, le sveglia dal torpore, le obbliga a vedere ciò che scelgono di non guardare. Questo è un libro di coraggio, d’amore, di un destino che deve essere diverso, nonostante la protagonista percorre quasi volutamente gli stessi errori delle sue compaesane. Gli stessi errori di sua madre che tanto voleva evitare. E’ un libro che parla di donne, vittime di un’esistenza grama che le porta su percorsi obbligati. Di bambini diversi, solo perché nati dalla parte del mondo sbagliato e per questo costretti a vivere un’atroce realtà, fatta di sofferenze e mancanze. Di uomini incapaci di vedere la loro vita diversa dai mostri che sono diventati, o di uomini che scelgono di non vivere come essere umani una vita che non gli aggrada. Non posso che concludere la mia recensione con le parole della novantenne che ha vissuto e ti fa vivere, con le pagine di questo libro, una vita intensa sotto tutti i punti di vista: E se anche non sono diventata la persona che sognavo di essere da ragazzina, sono una donna che è cresciuta tanto, che è caduta tante volte e altrettante si è rialzata. Ho smesso di lasciarmi vivere ed ho imparato a vivere. Per questo ora mi voglio bene."

 

 

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