Recensione a “I Racconti delle Lande Percorse” di Diego Romeo a cura di Cristina Rotoloni

 

alt

 

Il primo libro di Diego Romeo “I racconti delle Lande percorse” è il volume iniziale di una trilogia fantasy. La storia ci narra le gesta del Generale Hurik Van Gotten in procinto di affrontare una battaglia epica contro il male, con l’aiuto ed il sostegno dei suoi validi compagni. In realtà in questo primo volume è sapientemente miscelato all’interno del racconto, un percorso a ritroso nella vita del protagonista.  L’autore non si concentra principalmente sulla battaglia che sta per iniziare, ma pagina dopo pagina, ci lascia scoprire le difficoltà di un giovane ragazzo desideroso di diventare Cavaliere e custode di tutti i valori in esso rappresentati che si scontra con il suo desiderio di vendetta perché vede uccidere parte della sua famiglia. La bravura dell’autore nel saper inserire al momento giusto i ricordi di Hurik aiuta il lettore a comprendere gli avvenimenti. Nonostante questo, però, la lettura sin da subito inizia in modo non scorrevole e faticosa a causa dell’alternanza di caratteri diversi e dell’utilizzo di molti aggettivi che rendono il testo, dal mio punto di vista, pesante e ridondante. Scorrendo le righe si è insinuata sempre di più in me la convinzione che l’opera fosse stata scritta a quattro mani, ma da un’unica persona, poiché ho trovato da un lato un testo in corsivo che anticipa e chiude i vari capitoli con una pedante attenzione alla scrittura di spessore e alla ricercatezza letteraria, terminologica e storica che tende a calibrare e dare un tono al libro, ma che rende assai difficile la lettura e dall’altro un testo fresco, discorsivo e spontaneo che ci racconta gli eventi presenti del Generale Hurik e la sua giovinezza.  Ho quindi deciso, a causa della mia difficoltà nel proseguire, di scorporare l’opera dal suo insieme e di leggerla come due volumi distinti. Terminato il libro ho preferito di gran lunga la narrazione dedicata ai ricordi e al presente del protagonista. In questa parte della storia, infatti, si snoda la vita del giovane Hurik con la sua ira, il suo desiderio di vendetta, la sua superficialità di giudizio che spesso lo allontana dal suo obiettivo di raggiungere i nobili ideali e valori che contraddistinguono un vero Cavaliere. Si mostra la sua esistenza travagliata dal lutto, dal dolore e dalle incomprensioni. La sua anima si denuda al lettore mentre si rapporta con le battaglie, le conquiste, le magie, i personaggi di diversa razza e cultura che con i quali deve convivere o combattere e si mostrerà a noi un giovane fragile ed insicuro pieno di sé che faticherà non poco per conquistare come prima cosa il suo equilibrio interiore e poi i valori tanto ambiti. A me personalmente ha particolarmente colpito il capitolo dedicato al nano Odin, gran forgiatore di spade e al suo rapporto con i giovani allievi. Come ho gradito il momento di confidenze con il maestro Karl Erik o l’attimo in cui il giovane Hurik stringe le mani facendo sbiancare le nocche perché non può affrontare l’assassino di suo padre. Così come mi è piaciuta la figura di Creg il mezzorco. Di particolare effetto ho trovato la descrizione dell’elfo Lomallin sulla musicalità delle cose e la loro canzone universale. Dal mio punto di vista è questo il libro di Diego Romeo ed è proprio per questo che mi sento di consigliare all’autore di snellire nei prossimi volumi la parte più ricercata per far emergere e risaltare maggiormente il genere più fresco e spontaneo della narrazione degli eventi, facendo si che il lettore non trovi intralci dovuti alla ridondanza e all’opulenza dei termini che appesantiscono non poco il racconto, permettendogli così d’immergersi totalmente nella storia del protagonista e dei suoi compagni d’avventura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.