Il più generoso

Il più generoso

 

Akram entrò in tutta fretta nella stanza che condivideva con i suoi tre fratelli, si  assicurò che fosse solo, sollevò il suo giaciglio e tirò fuori il suo diario avvolto in una pagina di un vecchio  giornale che documentava l’inizio di quella assurda guerra. Stendendosi pancia in giù per essere più comodo, si mise difronte il diario e cominciò a scrivere 

 

"Caro diario, amico mio carissimo, non ho molto tempo da dedicarti, ma non trovavo giusto non farlo, del resto ti ho scritto tutti i giorni e da tanto tempo ormai. Hai sentito i botti ? E i rombi degli aerei che continuano a distruggere questa città ? Ero tra la folla, vicino al mercato, e all’improvviso sono passati due grossi cammion, degli uomini vestiti di nero sono sbucati all’improvviso da dietro quei tendoni e hanno cominciato a sparare alla gente. C’era una gran confusione, ho pensato subito a mia madre che si trovava nella bancarella di Imad a comprare la frutta. Mi sono avvicinato a lei che appena mi ha visto mi ha chiesto

"I tuoi fratelli, Akram dove sono tuoi fratelli ? E tu stai bene figlio mio ?"

"Sì madre stò bene, vado a cercare gli altri, non muoverti da qui"

"E‘ troppo pericoloso, sei sicuro di poterlo fare?"

"Ti ho detto di non preoccuparti, ho dodici anni ormai, sò badare a me stesso".

 Ho cominciato a girare per quel mercato che già è confusionario nelle sue giornate normali, ora era diventata una scena apocalittica. C’erano dei morti, ragazzini che conoscevo ed ora erano motivo di pianto per le loro madri che li stringevano al loro petto urlando e implorando aiuto! Avrei voluto fermarmi a dire una parola di conforto, allontanarli da quel posto, ma non ne avevo il tempo amico mio, ogni minuto era prezioso quanto la vita dei miei fratelli. Ho continuato a cercarli in mezzo a tanta devastazione. Persone che correvano in cerca di un riparo, altri che staccavano i vestiti appesi nelle bancarelle e scappavano inseguiti dai loro proprietari. Guardandomi intorno mi sono reso conto che questa gente è abituata alla guerra. C’è chi la condanna, c’è chi la combatte e c’è chi l’aspetta per poter campare, come quei ladri di vestiti. Sono arrivato alla fine del mercato, ma dei miei fratelli nessuna traccia. Faccio per tornare indietro e sento

"Akram, siamo qui Akram".

Non riusciuvo a capire da dove arrivasse quella voce che riconobbi subito, era quella di Amir. Ho cominciato a rovistare in una montagna di rifiuti, cartoni, biciclette abbandonate, cassette di legno della frutta già venduta. Accovacciati c’erano tutti e tre miei fratelli.

"Amir, Bashir, Amid, dove vi eravate cacciati? la mamma è in pensiero per voi, perchè non siete rimasti vicino a lei?"

"Ci siamo allontanati giusto un attimo a guardare la bancarella del pane, poi abbiamo sentito tutti quegli spari e siamo scappati. È morto qualcuno Akram" 

mi ha chiesto Bashir 

"Sì, ma non pensateci adesso, seguitemi, vi accompagno da nostra madre

così potrete tornare a casa".

Ho ripercorso tutto il mercato senza passare al centro della strada, sono invece passato dietro le bancarelle, non volevo che miei fratelli vedessero tutta quella desolazione, sono piccoli e non meritano di vedere certe cose. Appena ci ha visti, nostra madre ci è venuta incontro, ci ha abbracciati tutti e ha ringraziato Allah per il fatto che eravamo sani e salvi.

"Vi accompagno a casa, sarete più al sicuro" 

"E come pensi di arrivarci? La nostra casa stà proprio nella strada principale, l’avranno chiusa e la gente sarà tutta ammassata lì come sempre a chiedere aiuto e notizie dei loro cari" 

"Lo so madre, tutte le volte succede la stessa cosa, ma non potete starvene in giro, è pericoloso" Mia madre si guardava intorno con le lacrime agli occhi, la nostra impotenza in quel momento era comune a tutti, compresa la rabbia di dover vivere giornate come questa ! Si è avvicinata un’amica di mia madre, e gli ha detto che poteva andare a stare a casa sua finchè non si sarebbero calmate le acque. Li ho salutati e abbracciandomi mia madre mi ha detto

"Tuo padre sarebbe orgoglioso di te, di un figlio che pensa a salvare le vite e non a toglierle".

Mi sono allontanato da loro e sono tornato al mercato, era lì il mio posto! C’erano tante persone che chiedevano aiuto ed io non mi sono tirato indietro amico mio. Quando non riuscivo a fare tutto da solo, andavo dai soccorritori, dicevo loro la situazione e  subito correvano dietro di me con barelle e valigette, pronti per aiutare quelle persone. Mi hanno ringraziato, sia loro, sia le persone che mi rivolgevano il loro sguardo pieno di dolore e angoscia. Uno dei soccorritori ha chiesto il mio nome –"Akram" ho risposto 

"Il suo significato è "il più generoso", che Allah ti protegga".

Perchè esiste la guerra? Perchè l’uomo non è capace di rispettare la vita degli altri uomini come vorrebbe fosse rispettata la sua ? Meno male che ho te amico mio, tu sì che sei fedele e sò che non mi tradiresti mai. Sei l’unico amico che ho, l’unico di cui mi fido ciecamente e a cui posso raccontare questa assurda realtà! Ora ti lascio, ci sono delle vite da salvare! Lo so cosa stai pensando, dovrei salvare pure la mia. Non dovessi tornare caro amico, non sarà stata vana la mia esistenza è tutta scritta qui.A presto!O  addio!“

 

Uscì di nuovo in strada e si diresse di nuovo verso il mercato. Era tornata la calma finalmente, Akram riprese a girare tra quelle bancarelle. La maggior parte degli ambulanti stavano risistemando la merce e i tendoni buttati giù dalla gran confusione che si era creata dopo quella sparatoria. Quasi alla fine di quel mercato, incontrò due suoi amici Taslim e Uday

 „Dove ti eri cacciato? Non hai visto cos‘è successo qua?“

Disse Taslim

„Certo che l’ho visto, ho anche dato una mano, sono giusto passato un attimo a casa, ora sembra tutto a posto“

„Scommetto che sei andato a scrivere tutto su quel diario che ti porti dietro anche a scuola“

Disse Uday e poi scantenò una risata che coinvolse anche l’altro, ma infastidì Akram

„Che c’è da ridere? Non ci vedo niente di male a voler scrivere la cronaca di ciò che succede in questa città“

„Un diario, cosa da femminucce, sei grande e grosso e ancora scrivi sul diario, piuttosto sei già abbastanza grande per andare a combattere anche tu, invece sei solo un bambino e anche pauroso“. Cominciarono a canzonarlo e nel frattempo davano calci ad un vecchio pallone passandoselo tra loro. Continuarono a ridere, e la rabbia del ragazzo cresceva sempre di più. Ad un certo punto quei due ragazzini si accesero una sigaretta, si sedettero a terra e rimasero ad osservare Akram seduto in disparte offeso.

„Perchè piuttosto non pensate a voi stessi,  siete soltanto dei mocciosi che si credono abbastanza grandi per venire a dirmi che cosa devo fare, vi state confondendo il cervello già con il fumo, ma chi credete di essere? E in quanto a combattere, sappiate che non lo farò mai“.

I due ragazzini non risposero, continuarono a ridere e a fare gestacci verso di lui. In un angolo della strada, dove ne aveva fatto la sua casa, c‘era un vecchio cieco Adel,

„Cosa avete da ridere, con chi ce l’avete quest’oggi? Quando imparerete a rispettare il prossimo, ecco perchè non finirà mai questa guerra, perchè non c’è più rispetto“

„Taci vecchio, che vuoi saperne tu? vecchio puzzolente che non sei altro“ 

Si guardarono intorno e ripresero le loro risate. Akram si arrabbiò tantissimo con quegli insolenti di ragazzini. Si alzò e andò loro incontro per picchiarli.

„Fermati Akram, non ne vale la pena, tu sei un bravo ragazzo, non sporcarti le mani“

 Akram si fermò come gli ordinò il vecchio e gli alri gli sghignazzavano dietro

“Lo sapevo che sei un cagasotto, non sarai mai un combattente, non sei degno di questa terra“. All’improvviso, cominciò ad arrivare addosso ai due ragazzi, della frutta marcia che il vecchio aveva accanto a se. Si guardarono stupiti, nessuno di loro riusciva a  capire come quel cieco riuscisse ad avere una mira infallibile. Li colpiva di continuo e anche quando lo pregavano  di smetterla, lui continuava a colpirli fin che non li costrinse alla fuga. Quando si accorse che non c’erano più, fece avvicinare Akram, lui ubbidì e si  sedette di fronte al vecchio come se quello ruscisse a vederlo meglio, ma poi si ricordò che era cieco.

„Dov’è il tuo diaro? spero che sia al sicuro!“

„Si lo è, ma ora dimmi, anche secondo te è una cosa da femminucce?“ 

„Akram non ti sembra di essere abbastanza grand per queste sciochezze? L’ignorazza purtroppo porta a non apprezzare le cose che contano di più. Quel diario, dove continui a raccontare questa assurda ed inutile guerra, tienilo caro, perchè quando saranno i tuoi figli a leggerlo, impareranno anche loro che devono combattere, senza armi, per la pace e non per la guerra“

„Come fai a sapere cosa c’è scritto sul mio diario, non te l’ho mai letto“

 „I miei occhi non vedono ragazzo, ma il mio cuore sì, e vedo benissimo  e in questo momento vedo del bisogno che hai di scrivere parole di pace su quel diario, parle che nessuno vuole ascoltare, compresi quei due stupidi ragazzini che l’ignoranza e la rabbia die loro famigliri, li trasformeranno presto in combattenti allo sbaraglio perchè non capirnno mai perchè lo fanno“

„Tu hai combattuto qualche volta Adel?“

„Io? Perchè credi che sia cieco? Tantissimi anni fa, quando ero giovane, mi dissero che dovevo combattere, io mi rifiutai più volte, ma a quei tempi, un pò come adesso, non potevi rifiutare. Un giorno, mentre mi trovavo nella piazza principale con altri amici, si avvicinarono due upmini a cavallo. Erano vestiti di nero, non gli si vedevano neanche gli occhi da quanto erano coperti. Mi guardarono per lunghi istanti, feci in tempo a vedere che uno die due aveva un tizzone ardente, l’altro scese e mi bloccò con quelle braccia muscolose, così mi bruciarono gli occhi, nulla poterono fare i miei amici intimoriti anche loro.

„Se non vuoi vedere la liberazione della nostra terra combattendo, non la vedrai nemmeno stando seduto a dire belle parole. Isogna combattere per il bene della nostra terra, se non sarai un combattente, allora sarai un perdente per tutta la vita. Questo era il motivo del loro gesto“

„Ti sei pentito di non aver ceduto alle loro insistenze?“

„Chi si pente die propri ideali, quello sì che è un perdente! Sono sempre stato coerente con la mia scelta, non ti sembra che abbia pagato un prezzo abbastanza alto? A causa della mia cecità, nessuno mi ha mai dato un lavoro, sono in quest’angolo di strada da una vita e l’unica cosa che sono in grado di fare, è quella di dire qualche parola ogni tanto come stò facendo adesso con te. Non arrenderti ragazzo, e se è la pace che vuoi, questa sarà la tua battaglia. Combattila ad ogni costo, difendila, questa è la vera guerra che dobbiamo vincere per il bene di questa malandata terra“

„Se solo la pensassero tutti così, ho solo mia madre dalla mia parte. I miei fratelli sono ancora piccoli per decidere cosa è più giusto oppure no, è così difficile farsi capire in questa terra dove devono pensarla per forza tuti allo stesso modo. Per questo motivo continuo a scrivere sul mio diario, lo scrivo da quando ero piccolo, era ancora vivo mio padre e quando mi sorprese a farlo, mi chiese semplicemente cosa stessi scrivendo, glielo dissi senza timore, anche lui difese sempre la pace, si rassenero, mi sorrise e mi disse

„Chiamal il diario della pace, prima o poi sarà così“

Così, proprio danti a lui, scrissi quello che mi chiese sulla copertina di quel diario ancora nuovo“.

Akram rimase in silenzio, il ricordo di suo padre gli serrò la gola e decise che avrebbe potuto anche piangere in silenzio, tanto il vecchio non lo avrebbe visto.

„Fai bene a piangere, perchè il pianto non è debolezza, è piuttosto tutta la forza che hai dentro che ti urla „Sono qui e voglio uscire da qui“, fallo Akram, non rendere inutili le tue parole scritte su quel diario, tu sei forte e generoso, il più generoso, come il significato del tuo nome. Ora vai e non dimenticarti di leggere il tuo diario ai tuoi fratelli più piccoli. Tu stai coltivando un seme che ti è stato trapiantato da tuo padre, ora dovrai farlo pr i tuoi fratelli, innesta in loro il germoglio della pace che c’è dentro di te.

„“Quante belle cose sai Adel, è bello ascoltarti, hai tagione, devo continuare il compito di mio padre e quello in cui credo anch’io, salàm Adel, salàm per sempre“

„Salàm Akram, per tutti“

Akram si allontanò dal vecchio e si mise a correre verso casa. Fu felice di vederci sua madre e i suoi fratelli. Li chiamò nella loro stanza e chiese loro se volessero ascoltare le storie scritte sul suo diario

„E‘ il tuo diaario Akram, hai deciso di leggercelo finalmente“ disse Amir.

Anche gli altri ne furono entusiasti e così Akram iniziò a leggere. Leggeva a voce alta e la sua voce forte e chiara, attirò l’attenzione di sua madre che prese poato anche lei vicino ai suoi figli.

„Per oggi basta“ disse Akram dopo un’ora di lettura

„Continueremo domani, ora andiamo fuori a giocare, costruiremo un pallone con tutti quei giornali che parlano solo di guerra, dentro questa casa non deve mai uscire quella parola, quella che voglio sentire d‘ora in poi è pace“

Sua madre lo guardò orgogliosa, poi spostò lo sguardo sugli altri figli.

„Non dimenticate mai ciò che vi ha detto e vi dirà vostro fratello, è l’unica via per la vostra salvezza e per quella di questa terra“

Uscirono tutti in strada  e cominciarono a costruire il pallone di carta, compresa quella che avvolse per tanto tempo il suo diario, ora non c’era più bisogno di farlo, non si sarebbe più vergognato di volere la pace. Iniziarono a giocare e sua madre rimase a guardarli felice e orgogliosa di appurare che quel seme, che suo marito ebbe pazientemente seminato in suo figlio, si stesse trapiantando anche negli altri tre figli. Si sentivano spari in lontananza, ma erano a debita distanza dalla loro determinatezza. Akram si voltò in quella direzione

Conosceremo il giorno in cui non sentiremo più quegli spari, sarà pace finalmente, salàm fratelli miei!“

 

 

 

FINE

 

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