Una timida pioggia di fine Febbraio

Una timida pioggia di fine Febbraio
si scioglie dal cielo velato
di strisce biancastre
e tra spire di nebbia
che rada e che a tratti
affolla la valle,
si maschera a neve.
 
Sono gocce pesanti,
rumoreggian cadendo
e spaccandosi
in un cuore di ghiaccio,
si attaccano a terra morendo.
 
Io,
che annuso quest’aria frizzante,
io,
che spingo i miei occhi
a guardare lontano lontano,
ho nel cuore il dolore
 e il calore mutante
di qualcosa che perdo
e pian piano
ho coscienza
di stare nel mondo
questo mondo
che è senza colore,
tutto grigio
 e perduto da ore
tra le rughe sottili,
che lasciano i fiocchi di neve.
 
Alzo il volto e mi lascio bagnare!
Come arida terra
che assorbe ogni stilla,
 si gela,
si arrossa
sembra quasi
che appena conosca
il mio tempo,
il mio andare e il suo senso,
e sospiro pensoso
tradendo emozioni e ricordi,
vibrando e fremendo
come un bimbo
che attende la neve stupito.
 
Dio che bello e che grande è il suo grido!
 
Io son qui ad occhi chiusi: lo ascolto
e riscaldo il mio cuore
e ritrovo pian piano
tutto ciò che conosco…

Trovo te anima mia,
trovo me,
trovo i boschi di faggio,
trovo il timido sole di aprile
ed il caldo tepore di maggio,
trovo l’esile quarto di luna
e il suo raggio,
ed aspetto che torni,
ciondolandomi un po’
e schiacciando la neve
a ogni passo.
 
Il mio cuore che pulsa
è motore del tempo
e tra spire di nebbia
che rada e che a tratti
affolla la valle,
la sua eco risuona
di mite sgomento.

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