Una piccola rivincita

Finalmente dopo molto insistere, Romina mi lascia il posto davanti al pc, lasciandolo aperto sulla pagina di iscrizione a facebook.Tentenno…mi iscrivo?…ma no, ho pochi amici…però…tanto per vedere com’è Ormai ho già compilato i campi dei dati personali. Chi cerco? Colleghi: mai! Altre persone che vedo tutti i giorni..che senso ha? La memoria sta facendo uno sforzo enorme. Ma si, proviamo con la vecchia compagnia delle vacanze estive al mare. Dunque… i nomi… quasi quasi mi ricordo di più delle loro voci, del suono delle loro risate. No…! ma.. è Andrea? E questa è sua sorella? Ecco, ho trovato anche Fabio e Gabriella, Lucia…

La cosa strana è che in tutti questi 30 anni, pochi sono rimasti in contatto fra loro, ma magicamente ho fatto da trait d’union ed ecco che giorno dopo giorno tutti si cercano e dopo un mesetto già si parla di incontrarci, ma siamo tutti distanti: Milano,Torino,Bologna Un bel giorno un telefonata: Fabio mi annuncia che con altri amici si vedono a Torino per una cena; subito declino l’invito: troppo distante..dovrei fermarmi una notte. E perchè non dovrei? In fondo mi concedo raramente un distacco dalla famiglia. Ma ho il vago sentore che mi abbiano chiamata quasi per gentilezza, dato che ai tempi giovanili non ero davvero fra le più “quotate” del gruppo, forse potevo ovviare alla mancanza del fisico con un po’ di simpatia, velata dalla mia timidezza. Ma cosa vado a pensare! Fabio era così sinceramente deluso dal mio no. Vuol dire che hanno veramente piacere di rivedermi! Forza, organizzati il viaggio! Ecco: primo intoppo. La giornata che hanno scelto coincide con il raduno annuale degli alpini! Dopo non so quante telefonate ad alberghi e similari, finalmente trovo posto. Orario treno perfetto.. Ci siamo. Due giorni. Il marito dal fondo del divano chiede: “Ma sono tutti maschietti?” Sto per rispondere che spero di si, che voglio proprio che in quella sera l’attenzione sia solo su di me…perchè tante altre volte è successo che in presenza di altre donne inevitabilmente passo in secondo piano, ma ovviamente la risposta é: “C’é anche Gabriella, te la ricordi? Era passata a Bologna tanti anni fa”. Fine della conversazione. La sera mi predispongo al meritato riposo:niente da fare. Nel buio ho due biglie al posto degli occhi.sono carica come il pupazzetto della pubblicità duracell. Per non parlare della notte successiva! La mattina del giorno fatidico alle 5 sono già in piedi,approfittando dell’assenza del marito, che contrariamente a me non si lesina giornatine di distacco da casa. Cosa diavolo ci faccio in giro a quest’ora. Ok mi provo i vestiti da portare. Operazione che se fosse stata fatta davanti al pubblico dei familiari mi avrebbe innervosita, sia per i non commenti, sia per gli sguardi con occhi più verso la televisione, sia per un distratto: ma hai un altro paio di scarpe?

 Treno. Come mai non ho ansia? Come mai non penso:stazione, corsa per taxi oppure bus, biglietto, alpini, traffico, Porta Nuova binario tronco, direzione per uscita, attenzione alla borsa, indirizzo del bed and breakfast… Niente.Tranquilla. Mi stupisco!

Telefonata. Fabio mi conferma che passerà lui a prendermi. Uscita dalla stazione,casino inimmaginabile: bandiere,trombe,trattori che trascinano carretti pieni di gente già “allegra”, venditori ambulanti che sbarrano il passo,frecce tricolori che passano a bassissima quota sulla città e tutto il traffico inesorabilmente bloccato. “Signora”, fa un taxista, “Le conviene superare il blocco a piedi, però sono quasi due km”. Acc…! Arranco trascinando il trolley facendo lo slalom in mezzo a quella marea immensa di folla. Già sudo. Ecco ci manca che mi viene la faccia paonazza.Gi occhiali scivolano sul naso. I capelli lisciati con cura dal parrucchiere il giorno prima sono tutti incollati al cranio. Ce nervi! Finirà che faccio tardi, che non farò a tempo a prepararmi con calma. Ecco, qui il traffico scorre. Un taxi!

Camera accogliente. Sono stra-soddisfatta di me stessa, del fatto che non mi sono lasciata scoraggiare anche quando in cerca di un posto per dormire sentivo i commenti in casa: non ce la fai- lascia perdere -come pensi di trovare sistemazione. Invece eccomi qua. Doccia profumata, trucco leggero, tacchi, completino beige, braccialetto,orecchini ,collana. Lo specchio mi riflette pensierosamente sorridente. Sì!Sì!Sì! Sono a mille. Una serata solo per me, un levarsi per poche ore dalla stanchezza della gestione di una vita troppo uguale giorno dopo giorno.

Telefono. Fabio: “Per favore vieni in fondo alla strada che non riesco a passare con l’auto”. Esco. Solo in questo momento, realizzando che magari non mi riconoscerà, il cuore galoppa. Tanta gente. Dio, eccolo, si è lui, alto com’è, si è lui, ma è sempre uguale, si è lui, mi sorride, è lui, ormai corro, è lui, non gli prendo la mano, ma lo abbraccio, Fabio non sei cambiato, lo abbraccio ancora, sorride. Parlo quasi a vanvera: viaggio, città piena, camera, un po’ caldo per una sera di metà maggio, dove è il ristorante, gli altri li hai già visti…sorride. Saliamo in macchina. Scena già vissuta tante altre volte in riviera quando alla sera si andava in giro in cerca di qualche cosa da fare. Le sue mani che, nonostante il fisico possente, si muovono leggere sul volante Non facciamo a tempo a chiederci reciprocamente notizie che siamo arrivati.

Il nostro amico Andrea, di Milano, è completamente all’oscuro del fatto che incontrerà vecchi amici. Si trova a Torino per lavoro, ed è stato invitato a cena da Fabio Lo scherzetto che in un attimo abbiamo preparato, riesce bene: io sono seduta fuori dalla trattoria. Andrea mi passa davanti distratto e gli chiedo: “Ciao! Vuoi compagnia?”. “ No, no” dice lui, ed io, alzandomi e levando gli occhiali scuri: “ Forse preferisci senza occhiali!”. Rimane talmente sorpreso (meno male, mi ha riconosciuta) che praticamente non ha reazioni. Ci viene tanto da ridere che ci scordiamo di abbracciarci e baciarci. Arrivano altri e tutti a dirmi che sono sempre uguale ad allora, ma io non riesco a dir loro la stessa cosa, e mi sto chiedendo come sia possibile che per i miei amici io non sia cambiata, perchè il tempo è passato per tutti e ha lasciato tracce notevoli!

A tavola fra me e Fabio c’è Andrea, che è un gran chiaccherone e quindi sono quasi sempre girata verso di lui, ma oltre la sua testa spunta lo sguardo di Fabio, su di me. Ogni tanto nella conversazione riporta alcune cose che ho detto nei pochi minuti trascorsi in auto: “Silvia dice che stasera abbiamo tutti vent’anni, quindi basta parlare di lavoro,figli, coniugi… Silvia ha detto che  ha incontrato Maria… Silvia dice che oggi in centro era tutto bloccato.. Silvia ha detto..Silvia ha detto…” Incredibilmente accade ciò che trent’anni fa era per me molto difficoltoso: relazionare con queste persone senza sentirmi come sotto esame, senza chiudermi a riccio, senza autoconvincermi di non aver nulla da dire e finalmente attirando più attenzione delle altre ragazze presenti

 Fuori dal locale scambi di mail, cellulari,indirizzi, promesse di fare una rimpatriata al mare, di contattare altri.. Fabio ora è al mio fianco. Lo guardo. “Ti ricordi, Silvia, una foto, noi due…”.  “Eccola, Fabio La piccola immagine fatta con la Polaroid ci ripropone in piedi in casa di non so chi, io contro il suo fianco, e lui, che mi sovrasta di un quaranta centimetri, appoggia il suo braccio sulle mie spalle, ma senza cingerle. Sorridiamo nella foto e sorridiamo guardandoci ora Andrea ci ha già lasciati, ma improvvisamente ritorna indietro, scende dalla macchina viene verso di me, mi guarda fisso come se volesse dirmi mille parole, mi stringe forte nell’abbraccio, mi bacia sulle guance, e senza dir niente riparte. Per un attimo tutto rimane sospeso, tutto si ferma; poi Claudio mi dice: “ Ma lo sai che ti sei fatta proprio una bella donna?” E Fabio: “La nostra Silvia….”

 Siamo davanti al cancello del B&B

Accidenti! Un cane comincia ad abbaiare. Con Fabio siamo costretti a salutarci velocemente: “Se ti fa piacere ti chiamo qualche volta, oppure ti mando messaggi..”.  “Certo, Fabio, volentieri Chiudo il cancello e non mi volto indietro. Ora sì che il cuore batte forte.

 La mattina dopo sto aspettando il bus per la stazione.

Lo so, lo sento, sta arrivando un messaggio.

– Buongiorno, Silvia, spero tutto bene. Ieri sera è stato fantastico…essere tutti insieme. Di botto sono diventato giovane e tu sei sempre più bella. Fabio –


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