Un Giorno a Settembre…

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“…in mezzo a quel vociare assordante, entrasti nella sala di quel ristorante che quel giorno era bandito a festa. Ebbi un sussulto, quando il mio sguardo s’incrociò al tuo, la profondità dei tuoi occhi penetrava la mia anima fino all’essenza. Io uomo maturo e tu così giovane e spensierata, tutta bellezza e pazzia d’una età irripetibile. Ti sedesti vicino a me e con una sensualità tutta tua ti presentasti, una stretta di mano che quasi suggellava un patto segreto. Il calore e la fisicità del tuo stringermi m’inebriava e mi stordiva.

Cominciammo a mangiare e tu con il tuo sguardo interessato rivolgesti parola a quella persona che con noi desinava. Impazzii di gelosia: perchè la sua attenzione, pensai, è rivolta altrove? Lo pensai con la sensazione di chi aveva subìto un ladrocinio. Continuai a mangiare, anche se il nutrirmi era l’ultimo dei miei pensieri in quel momento.

Mi ritrovavo a spiarti con lo sguardo, studiavo le tue mosse e i tuoi sorrisi e, nonostante il mio essere contrariato causa il tuo rivolgere interesse ad un’altra persona, m’inebriavo delle movenze del tuo viso e del tuo corpo: una donna consapevole ma ancora così legata alla tua giovane età.

La grazia con cui ti rivolgevi ai commensali, con cui annotavi i tuoi appunti come la più esperta intervistatrice mi affascinava, così come ciò che indossavi e che lasciava intravedere delizie sconosciute, tanto da invidiare la persona che a quelle delizie avesse accesso.

..fu il momento del commiato, ma fui felice nel sapere che ti avrei rivista nel pomeriggio, complice anche il tuo possesso d’un oggetto raro di mio interesse. Mi ritirai in albergo, il mio riposare dal lungo viaggio fu deliziosamente interrotto dal pensiero di te e del momento in cui ti avrei rivista.

Passarono alcune ore e s’avvicinava il momento, non potei, per una serie di circostanze, venire a vedere quel famoso oggetto, ma l’attesa di rincontrarti premeva nella mia testa, il pensiero quasi ossessivo di che cosa avrei parlato o di come avrei potuto far capire il mio interesse nei tuoi confonti, dilemmi della coscienza che combattevano tra i miei tabù per il divario abissale tra la tua e la mia età e la rassegnazione di poter essere solo un tuo semplice interlocutore; tuttavia arrivasti, questa volta in abiti più semplici ma sempre così delineati e aderenti al tuo splendido corpo: ora vedevo nell’interezza la silhouette, le forme sinuose che avrebbero fatto impazzire i miei sensi al solo pensiero di sfiorarle. Mi parlasti con semplicità ed ebbi il sollievo di chi è stato rinchiuso per lungo tempo senza aver avuto la possibilità di vedere un volto amico. Parlammo del mio lavoro e di te, del tuo studiare e della tua vita in generale. I tuoi occhi scrutavano in me l’interesse per ciò che stavi raccontando ed io pendevo dalle tue labbra immaginando di baciarti o meglio ancora di sentire, da quelle stesse labbra, pronunciare parole come “ti amo”, un sogno irrealizzabile che, però, dilettava la mia mente. Ed ecco, come in un film astratto, immaginarmi scene di vita vissuta in cui nel mio aprire gli occhi ad un giorno nuovo potesse apparire il tuo viso assonnato accanto al mio: i tuoi occhi profondi potessero guardarmi dopo le battaglie d’amore affrontate nelle ore precedenti,  poter assaporare la dolcezza delle tue labbra consapevole che nel corso di un giorno la cosa possa accadere innumerevoli volte, ma come uno schiaffo in viso tornai alla realtà e pensai a quanto sarebbe stato bello ma nello stesso tempo completamente folle il mio amarti.

Sapevo che di lì a poche ore avrei lasciato la tua cittadina e n’ero completamente smarrito, ma quando ti vidi insieme a quella persona che avrebbe dovuto accompagnarci al luogo della partenza e seppi che avremmo fatto il tragitto, l’ultimo insieme, ne fui estremamente felice. Ancora qualche minuto del mio sognare su di te, ancora qualche minuto per parlarti e per ascoltare la tua voce, ancora qualche minuto per potermi tuffare nei tuoi occhi e per entrare nei meandri della tua anima e rubarla con la capacità d’un predatore.

Partii con la consapevolezza che si, ti avrei potuto risentire o parlare grazie al mondo telematico, ma che non avrei potuto mai più, o chissà dopo quanto tempo, rivedere la delicatezza dei tuoi tratti o udire il dolce suono della tua voce.

Oggi sai del mio sentire, dopo momenti discordanti tra il cuore e la ragione ho avuto il coraggio di condividere con te ciò che ho immaginato e pensato e ho gioito nel sapere che il dirtelo non ha compromesso il nostro semplice essere amici. So che sei li, ci sei ed esisti e ciò mi basta…”

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