Suoni e rumori

“Suoni…rumori…e nel silenzio gli uni diventano gli altri…e poi gli altri discendono ancora fino a purificare se stessi e rinascere come erano in origine…rimbalzi di musiche timide che non hanno il coraggio di crescere…e così rimangono …suoni…”

Irene scriveva veloce, le dita scorrevano sulla tastiera come fossero i tasti di un clavicembalo…non poteva non scrivere…tutti i suoi amici avevano lasciato un loro pensiero e dallo schermo del suo Computer il rinnovarsi del pensiero degli altri scorreva, sempre con pensieri nuovi…profondi…spiritosi…banali, ma loro davano prova di esistere, mentre lei, ferma in quella foto assurda, con la mano che teneva un cappello di paglia in un’estate di qualche anno prima, sorrideva, ma non dava prova di esistere…

“Devo cambiare la mia foto” pensò, ma sapeva già che non l’avrebbe fatto…le altre foto che aveva non davano l’idea di una persona, ma di una figura: immobile, con le mani ben in vista, senza un sorriso, e con lo sguardo oltre quel piccolo confine di carta dove sarebbe rimasta eternamente neutra, con un foulard intorno al collo che le dava una patina di antico “Dovrò farmi altre foto” ma anche questo pensiero era una scusa che si dava di tanto in tanto per rimandare il momento di un confronto, di un ammissione che il tempo passava per tutti… e quel cappello di paglia era già stato buttato via da molto tempo.

Dalla chat apparve una stellina…anche lui era in linea…sempre alla stessa ora…” Lo saluto” si disse ” Che male c’è?”, e prima ancora di pensare scrisse un frettoloso ciao seguito da una faccina sorridente…

Uno, due, tre secondi…lui non rispondeva, ma rimaneva in linea…ancora qualche secondo ma nulla…era chiaro che non voleva risponderle…

“…ma anche quei suoni che non riescono a crescere possono consolare…e, come voci interrotte, infrangere il silenzio anche se per pochi attimi…e questa è vita!”…concluse il suo pensiero, lo rilesse con attenzione e poi cliccò su INVIO e apparve nel rettangolo appena sotto le sue foto: il suo Stato…era quello ciò che in quel momento stava pensando, anzi che stava vivendo…

Guardò ancora nel quadratino della chat: lui era ancora in linea, ma non aveva risposto al suo saluto…non un suono…nemmeno un rumore…

Tolse la visibilità; adesso si sarebbe messa in off; il suo pensiero dichiarava che lei esisteva, anche se quella foto era ormai una “lei” troppo distante da quello che era diventata, ma che importa? Nessuno avrebbe verificato se il tempo aveva distrutto anche il sorriso, oltre al suo cappello di paglia.

Oltre la porta della sua stanza sentiva delle voci…non erano rumori, non erano suoni, ma voci umane che la chiamavano.

“Irene, ma sei sempre qui con il computer? Dai, spegni tutto…stiamo aspettando soltanto te per provare con il coro per la messa di mezzanotte”.

La ragazza si voltò, prese un piccolo oggetto vicino a lei e, premendolo contro la gola avvolta in un foulard di seta indiana,  fece uscire un suono rauco ” Volevo scrivere un bel pensiero da lasciare per qualche giorno sul mio profilo” “Ti sei fissata con Facebook! Che ne sanno quelli di te? Guardano una foto e si fanno un film per conto loro…” Tonino le sorrise  e la portò con sè fuori da quella stanza “Che ne sanno loro di quello che riesci a fare con un organo o un pianoforte?” e con un braccio sulla sua spalla la costrinse a uscire.

Dopo pochi secondi dal computer lampeggiò un richiamo dalla chat…ma le note di un organo divennero più forti di quel rumore…e poi si trasformarono in musica…

 

 

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