Spiaggia

Amo questa spiaggia gonfia d’alghe, tanto simile alle spiagge della mia infanzia, ed amo questa solitudine fatta di brezza marina, gocce di sale, libri e caffè shakerati. Ed amo quel volto che passeggia ogni mattina sul bagnasciuga e spesso si sofferma a guardarmi da lontano, fingendo indifferenza. Strano, in me non c’è bellezza, od altro motivo d’interesse, e sono carica della mia  solitudine. Ho eretto da mesi una muraglia protettiva intorno al mio corpo, costruita con una coltre spessa che mi oscura agli sguardi del mondo, e ne sono fiera. Ma quel volto, quasi caro, quasi intimo, si sofferma su di me. Ed io lo amo.

Due giorni fa ha sistemato ombrellone e stuoia a dieci metri di distanza, dietro. A volte mi giravo con la schiena al sole, sull’asciugamano rosa, per carpire qualcosa di lui attraverso le lenti scure dei miei occhiali, rivestite per sicurezza dalla falda del cappello di paglia inclinato in avanti. M’appariva come un ritratto in puntinismo, e quei diecimila puntini, per reazione fisica causata forse dalla calura estiva, si muovevano a vortice ricreando variazioni note, sensazioni calde, familiarità. Sentivo amore, ma quell’uomo non possiede nessuna delle caratteristiche che avrebbero potuto attrarre quella poca femminilità ancora presente in me. Non è né intellettuale né pazzo, né alcolizzato né succube di psicofarmaci, è chiaro, e quindi non può piacermi.

Ieri, dopo la consueta nuotata delle dieci e quaranta, è rimasto a studiarmi per quasi un’ora. Forse gli ricordo qualcuno. Forse assomiglio a qualcuno. Forse è stato pagato per investigare su di me, o per tenermi sotto controllo. Sono in effetti un po’ strana e qui soggiornano tipi facoltosi e potenti. Potrei essere un killer o una spia. Sì, questo ruolo mi si addice, non ho rapporti umani e mi nascondo sempre. Però lo amo, sento amore, e questo non quadra.

Oggi la brezza è calata molto e tendo ad assopirmi. Il calore lieve m’intorpidisce e non riesco a leggere. Anche i gabbiani sono quasi immobili a pelo d’acqua, in silenzio, e la mamma con gemelli non è ancora arrivata. C’è pace, come negli acquarelli color pastello che ritraggono scorci puliti di borghi marinari, con fiori che ricadono dai poggioli e mattoni a vista. Lui non c’è e domani  cambierò spiaggia, non voglio increspare la mia solitudine. Ma sentirò la sua mancanza, lo so.

 

–        Posso parlarle un attimo? 

Una voce alle spalle annienta il mio proposito di assopirmi e folgora il mio dormiveglia in modo brusco.

–        Sì, certo. Mi ha spaventata però… 

La sua voce è familiare, come il suo volto.

–        Mi spiace. Sono giorni che la osservo… si ricorda di me? 

Non posso dire “no”, ricordo il suo volto, la sua voce, ma non posso dire “si”, non riesco a collocarlo nel mio passato, nella mia vita, non so chi sia.

Sento la mia mente annaspare nei ricordi, tento di ritrovare indizi, rimango davanti a lui in silenzio cercando invano di ricomporre un puzzle impazzito. Non posso non ricordare, non posso aver cancellato qualcosa d’importante. Mi batte il cuore, sento dolore e sento dispiacere, sento lacrime in me, ma nulla riaffiora. Non ho coscienza ma solo sensazioni.

Infiniti minuti passano, lui non parla. C’è solo un contatto d’occhi. Entro nei suoi come da una porta misteriosa, una porta sul vero. Ed inizio con paura a scavare, ritrovando a poco a poco  frammenti, tasselli, immagini ancora sbiadite, rotte. Lui non parla e mi lascia fare.  

Poi i monti, i prati, le nostre dita intrecciate, le nostre passeggiate, le mie vacanze d’agosto a Torgnon, i miei quindici anni, i suoi, la mia esuberanza, la sua timidezza, il suo amore, la mia cattiveria.

 

–        Perdonami se ti ho fatto soffrire.

 

Tra poco il sole tramonterà. C’è ancora silenzio fra noi, tanto, ed un forte bisogno d’abbracciare qualcuno dopo anni di solitudine. Forse domani parleremo di più e forse stasera ceneremo insieme, alla pizzeria più vicina.

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