In questa strada di sassi
siamo sospinti dal vento,
abbrutiti dal tempo,
incerti nel cammino.
In una torre di Babele
udiamo idiomi sconosciuti,
il nostro linguaggio
appare straniero a tutti.
Quale conoscenza
può avvicinarci all’altro,
quale parola
se tutto sembra vano.
Ognuno tiene stretta
la propria verità
come unica e rara,
la sola che vale.
E langue l’ego costretto
vilipeso, sciupato,
che non trova riscontri
e si lascia morire.
Sempre più piccolo,
sempre più insulso,
indaga e cerca,
ma nulla trova. Siamo soli.