Recensione Libro – Come Orfeo di Patrizia Palese – a cura di Alba Gnazi

Orfeo

 

La Bellezza è una questione di attimi.

Di attimi e di risvegli.

La bellezza è spietata.

Azzanna, talvolta, con incomprensibile crudeltà i nostri sensi sopiti, impaziente, fulminea- eppure, quando il morso lascia, rimpiangiamo che non c’abbia tenuto ancor più stretti.

È un insulto all’ignavia, si oppone fiera all’indifferenza, è decadente e spesso si nasconde; si aggira, fuggiasca, braccata da suggestioni pacchiane spesso onanistiche, tra le righe sparse di una sera incompiuta come una lettera senza ricevente.

Viene quando vuole, come la Morte. Allo stesso modo, sparisce dalla vista: e ci si illude non sia mai passata di qui.

Giulio, il protagonista di ‘Come Orfeo’ di Patrizia Palese, ancora non sa cosa sia, davvero, la Bellezza.

Vive a discapito di sé, barcamenandosi tra attese che la sua anima non attende, affetti che lo stancano, giorni di emozioni rade, labili come le poche certezze che nutre e che, a ben vedere, non lo appagano fino in fondo.

Ha una donna che lo ama, un amico sincero e fedele, una famiglia che cerca poco. Una laurea che somiglia più a una di quelle labili certezze; un progetto di vita che si incanala senza rischi apparenti entro i rivoli di una scolorita quotidianità.

Fino al giorno in cui una vecchia casa con alberi di mandarino, richiamandolo a sé, lo risveglia – e non solo in senso lato – a una visione della vita che spalanca la porta a realtà brillanti e inopinate, dolorose e bellissime.  Realtà e verità che ignorava, che forse in qualche modo aveva intravisto e da cui aveva immediatamente distolto lo sguardo, alzando il bavero del quieto, vigliacco vivere per non essere sfiorato dall’impeto di quel vento senza requie.

L’immobilità che da sempre scambiava per vita lo abbandona.

Le sferzate della passione sono una regressione e un’avanzata precipitosa verso il vero Sé, sottolineate dalla penna dell’autrice che sa calibrare, sapientemente, i vari passaggi del viaggio interiore del protagonista, che corrispondono a uno sguardo consapevole verso le situazioni e le persone invisibili che da sempre ne costellano la vita, fino a quel momento da lui considerate poco più che uno scontato corollario alle sue giornate, ai suoi umori, ai suoi bisogni.

Uscire da sé per conoscersi e trovarsi e, in qualche modo, apprezzarsi in modi inediti e più spontanei : a questo Giulio è chiamato, o meglio, obbligato, dopo essere stato nella casa coi mandarini.

Passaggi obbligati e certo non indolori: come ogni crescita, come ogni nascita, come ogni addio.

L’uomo/ragazzo sconosciuto a se stesso compie una scelta delicatissima e, in qualche modo, sovversiva rispetto ai dettami correnti.

Complici una donna, la sua voce, il suo sguardo. Una donna che gli insegna ad aspettare con l’Anima, a Volere col cuore, a Sperare con i sensi. Una donna legata indissolubilmente alla casa coi mandarini, che non gli offre scappatoie: ma che gli indica la via a una totale, ubriacante, terrificante Libertà.

Un libro breve, godibilissimo, ricco di dialoghi e vissuti elaborati con sottile perizia; descrizioni precise dei personaggi, ciascuno tratteggiato con contorni distinti ancorché caratterizzati da elementi che lasciano il lettore libero di guardarli come meglio crede, di immaginarli come vuole.

Elegante l’intreccio della narrazione, che si dipana pagina per pagina; opera fitta di riferimenti psicologici, che percorre senza remore le strade poco battute dell’ascesa drammatica ad altri e alti piani di coscienza, fino alla definitiva affermazione di Sé – quando gli idoli cadono e dall’altra parte dello specchio c’è solo e soltanto la propria faccia.

Opera che, dunque, nulla lascia al caso; il cui titolo evoca suggestioni antiche che stringono il cuore al ricordo dello sfortunato amore mitologico tra Orfeo ed Euridice : sembra di udire l’arpeggio lieve della cetra di Orfeo che, piangendo, esce dagli Inferi in compagnia della Musica e di se stesso, avendo deciso di voltarsi, di lasciare che il suo Amore tornasse al buio .

Anche Giulio si volta, lascia cadere indietro qualcosa che gli pesava sulle spalle; scioglie l’illusione che aveva cibato, rispondendo in modo quasi passivo all’amore di una donna per cui non ha dovuto mai lottare, un amore che era solo il riflesso di una scelta comoda e priva di sentimento vero: il sentimento che deve attraversare anche lo Stige, prima di essere definito amore, prima di essere chiamato Bellezza, perché per quell’amore e per quella Bellezza si deve essere disposti a rinunciare a tutto, a perdere tutto, a restare soli.

Magari con una cetra e in compagnia dei propri sogni, come l’autrice scrive nell’opera:

‘Abbiamo tutti bisogno di sogni, di bei sogni per vivere’.

 

Alba Gnazi

 

 Autrice: Patrizia Palese

Gruppo Edicom Edizioni

€ 13,00

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