Ninnj Di Stefano Busà
Il sogno e la sua infinitezza
Tracce, pp.88 euro 12
a cura della giornalista Mary Attento
È stata publicata appena un mese fa la silloge Il sogno e la sua infinitezza di Ninnj Di Stefano Busà. Si tratta anzitutto di un inno alla poesia in sé: l’autrice apre e chiude questo scrigno di versi prima con la ‘dedica’ “La Poesia è nel destino./ Sinapsi ascensionale che sublima./ (Come a un cielo l’ala),/ dagli abissi del male, spicca il volo/ e il mondo viene avvolto/ di assoluto.” e poi con il componimento “La poesia, foglia appena nata,/ involontaria fragilità e forza,/ ha parole tremanti, dirompenti,/ in grado di impregnare mente e anima, di mutare/ l’universo sensibile e le cose…” D’altronde anche Walter Mauro nella prefazione sostiene che la silloge “si presenta come una densa e sottesa rinascita di proposte, drammaticamente, e gioiosamente, umane nel contesto del riscatto liberatorio, che soltanto l’esercizio della parola, della lingua poetica, in questo caso molto suadente e al contempo diretta, senza sovrastrutture, riesce a realizzare”.
La vita stessa “accompagna grani di poesia”, che qui diventano ora punti di volta per svelare i segreti dell’esistere, ora frammenti d’umana realtà; e, sottilmente ma altrettanto rigorosamente, invitano ad aprire gli occhi, a mettere in risalto i veri contorni delle cose, a prendere coscienza dei limiti insopprimibili della nostra esistenza, ma anche ad avere consapevolezza della profondità della condizione umana.
Un senso di sospensione e insieme di concretezza sembra oscillare in questi versi, caratterizzati da un ritmo veloce e agile che dà loro una inaspettata, grandissima musicalità. Ne diamo un esempio: “Si compie poi la dolcezza che inonda,/ la vanità della parola che non cede/ alla mestizia rassicurante della carne,/ al rosso del sangue e al miele/ fino al colpo finale che toglie e non dà,/ al respiro vicino alla resa breve e convulso