Quando l’alba verrà

QUANDO L’ALBA VERRA’

                                                                      

 

Mi chiamo Stefania , perché sono nata il giorno di Santo Stefano. Ho ventidue anni e ho già una figlia di due anni , Mary.

Le diedi il nome di Maria per devozione alla Madonna , che mi ha dato tanta forza fin dalla gravidanza.

Sono una ragazza resa madre, contro la mia volontà.

E’ evidente che non sono sposata e che il padre di mia figlia è un bruto sconosciuto.

Mi fece sua con la violenza, mentre tornavo dal mio turno di lavoro, purtroppo sola , quella maledetta sera di ottobre, trascinandomi in un vicolo cieco , adiacente alla scalinata dei Sassi di Matera che risalivo ogni giorno , di rientro a casa .

Mi aveva deflorata proprio in un giorno di fertilità, gettandomi per molto tempo in una prostrazione abissale.

Mi vergognavo di raccontare a chiunque il torto subìto.

Ma quando mi resi conto che il ciclo mestruale non tornava , ebbi bisogno di chiedere conferma a qualcuno e scelsi la mia amica più fidata , Tonia , anche collega di lavoro giù alla “Datacontact “.

Mi suggerì di sottopormi al test di gravidanza . Fu positivo.

E di colpo percepii di trovarmi a un bivio : abortire o tenermi in grembo l’innocente creatura che la sfortunata sorte mi aveva regalato?

Tonia fece propria la mia titubanza , ma non ebbe il coraggio di suggerirmi la scelta più idonea alla mia situazione . Insistette che raccontassi tutto a mia madre .

Lei capì che non ero in grado di decidere da sola e che avrei sofferto in entrambi i casi : diventare ragazza madre o spegnere la vita di un innocente, di quella creatura di Dio che aveva il diritto di vedere la luce e percorrere come tutti il cammino terreno verso il Creatore .

Si consultò con mio padre . che fu subito d’accordo con lei sul dovere umano e cristiano di non troncare una vita nascente e di non pregiudicare il mio equilibrio psichico, ma sfogò la sua rabbia di uomo e di padre maledicendo lo sconosciuto autore della mia sventura.

Tutti e tre dimenticammo presto l’accaduto e ci concentrammo sull’esserino che stava crescendo a vista d’occhio.

Il mio fidanzato non fu altrettanto comprensivo e generoso . Presto non si fece più vivo .

Io non avevo alcuna colpa , perciò la sua chiusura e il suo abbandono mi colpirono profondamente .

Soffrii per un certo tempo e versai lacrime, ma la concentrazione verso la creatura innocente che portavo in grembo mi diede la forza di continuare a vivere per uno scopo e a cacciare dalla mente i più bei momenti della nostra vicenda amorosa , della nostra storia ormai conclusa .

Per molto tempo diventai fredda verso qualsiasi giovane si interessasse a me , finché, dopo quasi tre anni , non spuntò una nuova alba per me.

Con Mary, la mia amata figlia, ero stata invitata ad una festa di compleanno di Giorgio, il bambino di una mia amica di famiglia, Giusy.

Non c’erano molti invitati, poche coppie con bambini sotto i dieci anni.

C’era anche il fratello di Giusy, Marco, assai legato al nipotino Giorgio, che gli stava sempre alle costole e non gli permetteva di allontanarsi.

Conoscevo già Marco, ma scoprire questo “feeling” col nipote me lo rese più simpatico . Mi commosse soprattutto la sua infinita pazienza nei confronti del tirannico attaccamento del nipotino.

Ad un tratto la mia Mary sfuggì al mio controllo e si accostò a Giorgio. Marco le sorrise e l’accarezzò teneramente . Disse, rivolgendosi al nipote:

“ Vedi quant’è carina questa bimba !”.

“ Si chiama Mary!”, esclamò Giorgio, “ ed è una mia compagna di scuola. Io la difendo sempre , quando i compagni cattivi la fanno piangere o la strattonano”.

Marco aveva notato la mia presenza e di tanto intanto mi fissava . Io mi intimidii e stentavo a ricambiare lo sguardo.

Mi sentii in imbarazzo e con dolcezza tentai di portar via Mary.

“ No, signora Stefania, la lasci giocare con Giorgio. Sono due bambini educati e affiatati, non vede?”.

“ Ha ragione, posso stare tranquilla “. Poco dopo : “ Mi scusi un momento “, aggiunsi, per liberarmi dall’imbarazzo , e raggiunsi le mie amiche .

Nei giorni seguenti, senza volerlo, tornai con la mente a quella scena , più di una volta . Cominciai a chiedermi cosa mi stesse succedendo . Mi sforzai di cancellare dalla memoria il volto di Marco, ma riemergeva puntualmente e mi turbava .

Dopo qualche mese , lo rividi all’uscita dalla scuola di mia figlia . Aveva accompagnato lui il nipote Giorgio. Non mi tolse gli occhi di dosso   Senza darlo a vedere , esultai dalla gioia intuendo che non gli ero indifferente ; del resto anch’io ne ero attratta, ma mi trattenevo dal fornirgli chiari segnali di crescente simpatia .

Capitarono altre volte occasioni di incontro con Marco. Ai suoi sguardi insistenti, cominciai a rispondere allo stesso modo . Fummo certi entrambi di provare una forte attrazione .

Un giorno trovò il coraggio di dichiarare il suo amore . Mi disse che continuamente pensava a me e fantasticava. A stento gli confessai la stessa cosa .

Il primo bacio ce lo scambiammo nella villa comunale, dove ci incontrammo non più per caso.

Passarono molti mesi e la relazione divenne sempre più intensa , l’amore più profondo, la reciproca fiducia più spontanea .

Decidemmo di comune accordo di convivere , per conoscerci più a fondo ed essere sicuri che non si trattava di una infatuazione passeggera .

Mary, che già nutriva per Marco una spontanea simpatia e gli era ormai affezionata , fu felicissima di averlo in casa con noi .

Anche senza il suggello sacramentale del matrimonio, per alcuni anni formammo una piccola famiglia felice e la presenza di Mary non fu mai di ostacolo alla nostra convivenza , anzi per Marco fu più di una figlia naturale .

L’antica ferita era ormai rimarginata ed io mi sentivo non più ragazza madre , ma una donna felice e innamorata del suo compagno.

La felicità di Mary salì al   massimo grado , quando papà e mamma , ormai coniugi a tutti gli effetti , le regalarono il fratellino tanto sognato e atteso.

 

 

 

 

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