Portami lontano

Struggente passione, portami lontano.
Inarca il desiderio,
come due alari sfiorati da quel fuoco ribelle.
Conduci la mia esistenza un passo oltre la mia delicatezza,
e vibra;
vibra di ogni mio dolere e toglimi tutto.
Pure l’interezza dei sensi che in quel lento baluginare accoglie,
accoglie volti al cielo ,
margini di te;
e non chiedermi niente,
solo scalfire un attimo in più questa morte che mi precede,
nel rimpianto di non averti,
dolce struggente ampiezza;
dai luogo a questo battito per un silenzio ammaliato da un voto arrendevole di porpora e contrasto.
I momenti peggiori sono quando niente
mi discosta da questa realtà;
ed il dolore penetra lento,
mi lacera il petto;
mi apre in due,
come un vulcano,
esplode tutta la sua rabbia;
e come magma mi condensa le lacrime.
E non riesco a toglierle,
non riesco a toglierle.
Il veleno scandisce la roccia
come la fiamma le mie vene;
e circola l’infamia di chi,
crede di non aver posseduto mai,
neanche un briciolo di senso;
una mollica di pane tozzo
abbandonato al sole.
Sofferenza come piacere
si fondono ed il più scaltro di essi
vince;
dolce sofferenza mia
veleggia dunque verso questo baratro;
fammi piombare rapido;
chiudi quel varco;
come rose sigillate dal sangue delle proprie spine.
La mia mano trema quando il corpo
cerca anticipi di silenzio.
Non voglio morire
cosi
non voglio vivere cosi.
Incombente benevolenza dona un raggio di sole
a questa vacuità malata.
E raccogli pure queste anime sole;
dentro guadi raccolti
di brulicanti erbacce.
Senza estirpare la dolcezza che risiede in noi,
ammansisci la nostra sofferenza.
Confessabile mia esistenza,
muta questa notte
nel ragionevole martirio ;
come l’acqua che si versa
solenne nel fuoco ed evapora come ragione d’esistere,
per poi lenire;
diventa conquista della propria distruzione.
Cangia la pacatezza del colore
in vermiglio sogno.
Cosi al fuoco appare
E paio io
Sempre più solo.
Lasciami aggiungere a questa vita
Struggente fantasia,
veleni di sapienza da rendermi tanto stolto quanto
il desiderio di credere,
che ogni illusione si poggia,
sopra la certezza di chi voglia precluderla;
passione mia;
non ho freni per l’arrendevolezza;
il vento suona lento,
nel criptico trambusto.
Forse morirò pieno di vita
in questi scaffali sporchi , laceri della mia pacatezza;
riposta l’arguzia o la tenacia nel loco più altisonante e glabro;
impossibile a raggiungere,
mi fletto.
Mi aggrappo;
mentre questo solido mondo,
si scioglie alla mia futile apparenza.
Ascolto questo cuore come
fosse l’ultima sinfonia di un silenzio mai voluto.
Ascolto,
Si ascolto,
Mentre tutto fugge;
dentro un treno senza vetri, ogni viaggio appare un niente.
Un tempo lacerato per ogni momento,
Un tempo che ci ammalia solo morendo.
Struggente malinconia portami lontano.
Dove nessuno può prendermi la mano e con me giacere;
nel irreversibile concetto della solita mancanza.
Non chiedo lacrime ma fiumi d’argento.
Non chiedo lapidi
solo sparire nel tempo.
Portami dentro te bruciante illusione
ovunque tu voglia andare;
sono fiero di questa delicatezza consorte ;
e baciami tutte le volte che vorrai senza ritegno
o recesso.
Liberatorio è l’animo;
che non si vuol  far spronare ,
dal ineluttabile sentenza del non sapere.
Questo privilegio d’amare
è un controsenso della parte mancante.
Manca,
l’aria che arrendevole mi trascina sulla tua pelle.
Manca,
quel singulto estasiato
d’incenso.
Manca,
il tiepido affondare
dentro i sensi di chi;
cupido,
ha fatto dimenticanza.
Manca,
quella freccia avventata senza bersaglio.
Di leggiadre spoglie non ne ho;
solo un malefico peso d’assoggettare alla terra.
Me ne vado via
struggente passione
portami lontano
senza farmi male
e scrivi per me
un ricordo
tra questa luce e l’avvenente tenebra;
non voglio vivere così.
Io non voglio vivere così.
Addio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.