Nelle mattine che si incendiano
ci sono fuochi notturni
che ardono e sfavillano,
spiagge umide
imperlate di telline,
come frammenti e polveri di stelle
cadute dal cielo.
Sull’onda che spumeggia
c’è una traccia,
come un velo,
che sprimaccia il mio cuore
con improvvisi refoli di vento,
piega la mia fiamma
e con sgomento,
frigge scoppietta incendia
e più forte brucia
e più forte consuma.
Poco più in là
raggio di luna,
fresca e setosa duna,
oasi copiosa ristoro profumato
palma ombrosa e bruna,
riposo delicato.
Affondo le mie labbra
in quello stagno
bevendo e dissetando
il mio stupore,
suggendo, dalla coppa del tuo cuore,
miele d’acacia
e friabile sfoglia,
la stessa che ti lascia quella voglia
di incontenibile calore
e che si scioglie,
come languido disgelo,
tra i petali setosi di quel fiore.
… E’ un lampo!
Un improvviso tuono,
un fremito e un tremore,
un fiume in piena,
un brivido che corre sulla schiena,
un palpito un rimbalzo un controtempo…
… e poi si cheta…
lisciando come il vento,
pelle di rosa e fantasie di seta.