L’isola dei graziati di Anna Maria Funari,Lineeinfinite ed.

 

L’isola dei graziati di Anna Maria Funari. Linee infinite edizioni.

 

Un giallo, un romanzo fantapolitico, un romanzo psicologico. Cos’è esattamente L’Isola dei graziati di Anna Maria Funari? Forse un po’ tutto questo. Ma sicuramente è un romanzo vivace, dinamico, investito di una forza sottile che corrisponde alla caparbietà del protagonista a metà strada tra presunzione di sé e generosità, artificioso quanto involontario architetto di situazioni complicate e ferreo perseguitore della verità. Egli presenta un modo di fare simpatico, a tratti scanzonato, spesso perfino incosciente, ma sempre sincero, spontaneo, autentico. Brian, questo il nome del personaggio principale, è in effetti il coprotagonista di un evento straordinario e inatteso, e seguendo la voce della coscienza o l’infallibile intuito, percorre i fili di una trama varia e complessa per poi metterla al centro della sua intera vicenda esistenziale, il cui unico obiettivo è venirne a capo in nome della verità. Non lo spaventa l’invidia malefica del collega e rivale Lewis, non lo fermano le aggressioni subite, le pesanti minacce, le difficoltà economiche o le disavventure per mare.

Irremovibile nel suo sogno di raggiungere l’isola che trattiene il “graziato” da rimandare a casa. Anche a costo di mettere a repentaglio la vita e di recidere definitivamente la tormentata possibilità di una storia d’amore.

Tuttavia l’isola, ad una lettura più attenta, assume una valenza simbolica. Forse lì è il suo centro di gravità, così come il viaggio che compie prima per allontanarsi dalla deludente realtà che lo circonda, poi per cercare la verità, è una ricerca di senso, visto che nel mondo troppe volte si compiono azioni insensate, come appunto quella, gravemente insensata, di condannare a morte un innocente. La sua sembra una morale atipica, in un contesto sempre più corrotto, o almeno infantile, come quella di chi, con la fede e l’entusiasmo da donchisciotte, oppone ad un certo modus vivendi, fatto di clientelari ossequi e di compromessi aberranti, la libertà delle scelte di vita e il coraggio delle proprie azioni, pur sopravvalutando le proprie forze e non rendendosi conto dei rischi.

Brian non riesce ad andare contro se stesso, contro la sua onestà e la sua serietà professionale”, sostiene Julie e sicuramente tale giudizio rispecchia la verità. E il segreto contenuto in questa verità potrebbe essere che la vita ha un senso solo se si riesce a rimanere se stessi a dispetto di tutto.

Poi, come le coincidenze girano in un verso, non è detto che non cambino direzione e che i guai e i sacrifici di prima non si risolvano in occasioni propizie e in pareggiamento di conti.

Sicché il romanzo vuole essere anche di monito: la volontà, unita all’intelligenza, è il volano per predisporre, incoraggiare e realizzare il proprio destino; soccombere durante il tragitto e poi superare tutte le prove tuttavia non è da tutti o almeno occorre un obiettivo psicologicamente forte. Alla fine, contrariamente a quanto si pensi, la vittoria può arridere. Quasi sempre. Quasi sempre se la fortuna ci mette qualcosa di suo. Ma la vera vittoria è giungere alla convinzione di aver avuto ragione circa se stessi, la propria dimensione dell’esistere, dell’essere un protagonista eccezionale tra tante maschere votate al conformismo, tese solo al proprio tornaconto.

E mentre “il New York’s Informer da domani metterà le ali” McGray potrà “tornare di nuovo a solcare le limpide acque dell’oceano” simbolo di libertà, e la sua faccia “strafottente” rimane simbolo di compiacimento per aver finalmente raggiunto anche l’obiettivo professionale da cui un “incidente” di natura etica lo aveva tenuto lontano gettandolo in un mare di guai.

Adriana Pedicini

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