Lineamenti, di Marco Mazzanti

Chiudo gli occhi, mi fingo cieco, e nel buio le mani urtano un profilo; tasto i lineamenti umidi di questa afosa giornata di luglio, sollevo le palpebre, lise come tendoni da circo, per veder tremolare in una pozzanghera di sudore il riflesso del mio viso.

In spiaggia non ho il coraggio di sfilarmi la maglietta, ma Lada insiste e io cedo.
– Cos’è quel grosso cerotto sotto l’ascella? Ti sei fatto un tatuaggio?
– Tatuaggi, io?!
– Di’ la verità! – esclama Marco.
– Non è un tatuaggio, no… no…
Vorrei che il discorso scivolasse via, come il filo di un aquilone tra le mani di un bambino distratto; non rimpiangerei tale perdita, piuttosto la contemplerei, apprezzando la discrezione, qualità che non è mai stata il forte dei miei amici.
– Sì, è un tatuaggio. È il mio segno zodiacale. L’altro giorno ho fatto gli anni e ho voluto farmi questo regalo – dico tutto d’un fiato, sperando di tagliar corto, d’altra parte tanto vale assecondarli, non voglio contaminare questa giornata di sole con le nubi del mio cattivo umore.
– Non ce l’hai detto! Auguri! Cancro? – pigola Silvia, patita d’oroscopi e altre stronzate.
– Cancro, sì. –

In ambulatorio sudavo come una donna che decide di abortire: ne è convinta, ma ha  comunque paura. La sensazione dev’essere quella, ho immaginato io, che sono un uomo. Perché in qualche modo anche io ho abortito. A intervento finito, ho chiesto di vederlo. Hanno scavato sino in fondo. Hanno toccato i linfonodi. L’esame istologico ha poi confermato i dubbi di chi mi ha aperto. Melanoma in situ. La dottoressa ha spiegato ai miei che se non avessimo proceduto ora, di qui ad un anno la situazione sarebbe stata diversa. Sarebbe stato tardi.

Guardo i miei amici che ridono facendo il morto a galla, schegge rosate di una barca di carne andata in frantumi; Lada è con me, ha voluto farmi compagnia.
Se non avessi dato retta ai medici, questa, forse, sarebbe stata l’ultima estate al mare della mia vita.
Lo penso fissando i ruderi di un castello di sabbia dissolversi contro lo schiaffo della risacca. Lo ripenso di nuovo e poi lo butto fuori, a voce; mi confido con Lada facendole promettere di mantenere il segreto.
Gli altri sono troppo stupidi per capire, credono che i tumori vengano solo ai vecchi, ai fumatori e ai bambini in Ucraina, non certo ai ragazzi!
– Dovrò sottopormi a dei controlli, d’ora in avanti –
Lada mi stringe la mano, forte, mi fa quasi male, poi la sua presa si scioglie, come ghiaccio al sole, e mi dice di essere anche lei sotto monitoraggio: ha scoperto due mesi fa di avere un nodulo al seno. Benigno, mi rassicura, ma domani chissà; aggiunge poco dopo di sentirsi felice di vivere questa lunga giornata di sole con i suoi amici.
Sorridiamo, insieme, sinceramente. Mano nella mano, fissiamo le nubi del malumore affondare all’orizzonte lasciando terso il cielo e i lineamenti di questa afosa giornata di luglio privi d’ogni ombra di morte.

Marco Mazzanti

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