Ricorda che si sedeva
sulla Savonarola,
lei in trono nel corridoio
dalla rara luce.
Sognava il cinematografo,
i film li vedeva tre volte.
Imparava ad accarezzarla
e lo portava fuori,
senza sbuffare,
senza argini e rimpianti.
Le palpebre le avrebbe baciato,
cantava I’ te vurria vasà,
un bacio perso,volato via
sulle labbra mai baciate.
Serio,voleva essere amante,
senza confusione
nel distendere i vestiti,
nel ripiegare i sogni acerbi.