La voce dell’anima di Luigi Finucci

Le poesie di Luigi Finucci rivelano la gioia di vivere dei giovani, il loro vivere in comunità, in amicizia, condividendo i viaggi, i sogni e le speranze. Ma il lettore attento scorge dietro le parole del poeta una vena di malinconia e disillusione. La raccolta si apre con l’immagine de “Gli alberi”, paragonati ai soldati o ai nomadi del deserto, alberi personificati, quindi, come quelli delle fiabe, che, invece di restare muti e immobili, possono parlare e trasmetterci la loro saggezza. In questa poesia Luigi Finucci si ribella all’ingiustizia umana di distruggere la natura per costruire case o strade,  utili solo all’essere umano e alla sua sete di potere sugli altri uomini e di ricchezza, senza preoccuparsi delle conseguenze che provoca sul resto del creato. Luigi Finucci è un idealista, che crede in quei valori di “Amore, Libertà ed Uguaglianza” per i quali i protagonisti della Rivoluzione Francese si sono battuti e che oggi sembrano scomparsi, anzi sono stati sostituiti da “soldi, potere ed egoismo”  (cit. da “Candele spente” p. 13). La poesia di Luigi Finucci è poesia impegnata, poesia ispirata. Il poeta vuole farsi portavoce di quel senso di ribellione verso le ingiustizie del mondo e urla la volontà di cambiamento per migliorare una società cieca e sorda, che non si accorge più del clochard al bordo della strada o che ha dimenticato  la disgrazia di Chernobyl. In “Considerazioni” p. 19 si legge : “Contestavo alla gente/il non interessarsi alle cose/che avevano veramente un senso,/sarà stata superbia la mia o/i miei occhi riuscivano a notare/qualcosa di impalpabile …” Singolare lo stile: il poeta dà il titolo alle sue poesie e poi ne sviluppa il tema senza mai rinominare la parola chiave. Ogni volta che si legge una poesia si deve sempre riuscire a tenerne in mente il titolo, perché si rischia di essere sviati e non comprendere il messaggio dell’autore. Poesia mai banale, dunque, che porta in sé il gusto innocente di un giovane poeta, capace di toccare le vette elevate di una poesia, che si preannuncia portatrice di energia innovativa e pura. A volte Luigi Finucci sembra perdere la speranza, sembra vedere il buio attorno a sé e desiderare un volo nel nulla, poi, improvvisamente la rivelazione dei “colori boreali” ed è “La rinascita” (p. 46), fino a giungere alle parole di “Semplicità” (p. 47): “Non chiedermi il motivo di questa gioia/Da dentro lei prende forma,/come il sole d’inverno che riscalda il viso/come il cinguettio degli uccelli dopo la pioggia/(…) ora la mia vita  ha un senso;/colore e rumore ormai non distinguo/ma calore e stupore mi attendono.” RECENSIONE di Ali.Poesia

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