La puzza te la porti sempre dietro.

La puzza che sento intorno è nauseante! Da dove proviene? Arriva a zaffate rancide che tolgono il respiro,altalena come un bimbo che pare pulito e sorridente e invece è sporco delle sue feci. Mi dicevano che quella dei neonati è santa,ma quella di chi cresce è sempre la stessa cosa. Continua ad arrivare ad ondate come di fetidi lanzichenecchi malati di mal francese che appestavano l’aria e desideravano morire prima trafitti da una spada. E’ curioso come voglia scoprire l’origine di ciò che non ha la minima importanza, ma se avessi questo fetore in casa ne cercherei l’origine. Come quella volta che il vicino aveva una carogna di ratto sotto la legnaia e mi accusava di ammorbare l’aria. Lui che marciva nel suo corpo grasso e puzzolente! A pensarci bene, questo insopportabile fetore proviene al di là della siepe che divide la mia dalla sua abitazione. Mi avvicino insofferente e mi copro la bocca con un fazzoletto. Scruto tra il fogliame e al di là delle nervature dei rami di lauro, che è ormai una benedetta barriera dal vicino, ma non distinguo nulla o,forse, c’è qualcosa che sporge a livello del piano erboso e ricco di erbacce. Riconosco i colori di una camicia a quadri ben nota perchè ce l’ha solo lui ed è sempre la stessa. Penso che Olindo Beretta stia dormendo o che stia trafficando qualcosa ,anche se non l’ho mai visto trafficare in quella selva amazzonica che è il suo giardino. La puzza è sempre più forte e fa vomitare. Non resisto e sono preso da conàti di vomito che mi liberano dell’abbondante colazione. Peccato! Quei cornetti alla crema erano proprio deliziosi e vedere ora quella disgustosa poltiglia ai miei piedi mi crea un triste rimpianto. Mi rialzo, ma il fetore è prepotente e non puoi respingerlo fuori dalle narici. Si insinua vorticoso nei polmoni e mi sembra che l’aria sia solo aria mefitica di zolfo, carne putrefatta e vomito stantio. Chiamo allora con una voce contratta dallo sforzo di prima il mio vicino perchè magari mi spiegherà cosa ha sparso sul prato, forse, del letame liquido. Non ricevo risposta e scruto meglio tra gli spazi dei rami. Individuo il volto tumefatto e violaceo,lacerato sulle guance dai gas che ormai sfiatano vincenti. Dalla sua bocca esce un fiume in piena di piccole larve bianche che si contorcono alla ricerca spasmodica di carne e grasso. Olindo Beretta è schiattato,Dio abbia pietà della sua lercia anima. Chiamerò l’USL per far rimuovere la carcassa. Glielo devo,non per pietà, ma perchè ammorba l’aria anche da morto.
Mi hanno pure ringraziato per il mio gesto di solidarietà,ma ci sono volute due ore per raccogliere i resti decomposti della sua carcassa. Mi hanno detto che al cimitero non ci si può avvicinare al loculo dell’Olindo perchè il fetore toglie il respiro. Anche a cambiare dimora, la puzza te la porti sempre dietro.

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