La pausa è finita

LA PAUSA E’ FINITA

” Buongiorno signor direttore”
mi dice l’impiegato nell’ascensore.
Sorride la mia segretaria quando entro in ufficio al mattino,
guardandola penso “che sorriso cretino”.
La targa sulla scrivania dice testuale
Dot.sa A. Rossi- DIRETTORE GENERALE.
Mi siedo sulla mia comoda poltrona e…
comincio a lavorare.
Passano le ore, è il momento del caffè.
Pausa sacrosanta, diritto acquisito, moltidutine umana
che si mette in fila dinnanzi ad una macchinetta strana,
che elargisce caffé, cioccolata e qualche volta the.
Io no, io resto qui.
La mia presenza non è gradita. Devono parlottare della mia vita.
Li sento sussurrare- Si farà la barba la mattina?- ridacchiano sulla battutina.
Qualcuno dice- Non sarebbe poi tanto brutta. Solo che…non è umana.
Lavora, lavora l’intera settimana, e poi…è sempre sola, non ha famiglia-
Qualcun’altro risponde -Ma chi se la piglia-
Ed io sono qui, ascolto distrattamente avvolta nel severo tailleur
che mi nasconde il corpo e soprattutto la mente.
Ricordo…
Ricordo che ero bambina, felice giocavo su un prato,
avvolta nell’abito rosso che la mamma mi aveva comprato.
Il sole mi bagnava i capelli, il vento me li asciugava.
Un’ombra davanti il mio viso, non ho visto più il sole,
così all’improvviso.
Quell’ombra che senza pudore ha preso il mio corpo
e per sempre mi ha tolto il sorriso.
Rientro nella parte che mi ha dato la vita:
“Tutti al lavoro, la pausa è finita!”

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