La Lettera

La luce della piccola lampada sulla scrivania era puntata sul foglio; intorno vi era solo un ovattato silenzio fatto di piccoli rumori come il suono del vento che sfiorava la sua casa e poi fuggiva; oppure come un miagolio che si tramutava improvviso in un grido troppo acuto, ma sempre lontano da lei…

Cristina non sembrava disturbata da tutto questo; era da tempo abituata alle voci del suo mondo, un mondo che chissà perchè spaventava quasi tutti i suoi amici quando raramente venivano a trovarla ” Ma come fai a sopravvivere al silenzio? C’è da impazzire…ore e ore senza scambiare una parola con nessuno; non è sano tutto questo!” era solito concludere Giuliana, la quale ogni volta cercava di convincerla che quel vecchio casale lontano dalla città, nel mezzo di una campagna sconfinata circondato da un bosco che in sere come questa appariva come il temibile bosco delle fiabe, ovvero oscuro e pieno di ogni pericolo, poteva andar bene per qualche cena con gli amici nella bella stagione e non certo per viverci, e da sola!

Ma Cristina la lasciava parlare: la considerava come una delle voci del luogo che all’improvviso compaiono, si fanno sentire e poi scompaiono.

Adesso aveva altro da fare: quel foglio bianco davanti a lei rappresentava un vero e proprio incubo…doveva rispondere e doveva farlo quella sera…ma cosa poteva scrivere e sopratutto che tono avrebbe dovuto usare?

Poggiò delicatamente la stilografica nel piccolo incavo di pelle di fronte a lei; si alzò e andò verso il camino che sembrava ravvivarsi nel vederla avvicinare ” Non posso essere fredda…dimostrerei solo quanto ancora mi fa male solo rivolgermi a lui, debbo essere cordiale,ma non troppo,  come se non aspettavo altro che un pretesto per dimostrargli ancora il mio affetto…” guardò un ramo di abete che sentendosi osservato si infiammò sprigionando una manciata di scintille.

Cristina allungò la mano verso il canestro di fronte a lei e, incindendo con cura la buccia profumata con un coltellino, si ritrovò fra le mani un’arancia che sfumava delicatamente sul rosato; spruzzò le bucce sul fuoco che la ringraziò facendo saltellare delle fiammelle molto vicine alle sue mani. Stette ancora un poco seduta sulla poltrona con gli occhi semichiusi a mordere gli spicchi dell’arancia, poi d’improvviso saltò su e si diresse verso la scrivania.

Scrisse come se qualcuno le stesse dettando il testo e in breve il foglio fu adornato da quei segni continui come fossero un ricamo di altri tempi.

Quando alla fine Cristina poggiò la penna di lato al foglio, sul suo volto vi era un sorriso dolcissimo; la rilesse con cura, attese qualche minuto che l’inchiostro incidesse la carta per sempre, poi la piegò con cura e la introdusse con delicatezza dentro la sua busta e chinandosi aprì un cassetto e ve la depose delicatemente.

Ora poteva avvenire tutto o il contrario di tutto. Si riavvicinò al fuoco, si distese sulla vecchia poltorna e si addormentò.

Il vento tacque, nessun altro rumore la disturbò e il tempo passò.

Quando la porta si aprì il sole, che era in attesa di illuminare quelle stanze da molti, troppi anni, entrò trionfante e diede il colore a quelle pareti un po’ spoglie e stanche di essere disadorne.

Luana e Walter si guardarono in giro un po’ spaesati.

“Siamo sicuri che non ci cadrà il tetto sulla testa?” disse l’uomo con un mezzo sorriso “Fosse solo il tetto mi andrebbe anche bene…guarda in che stato sono i muri…oddio! E quello che è?” e nel frattempo un schizzo nero con una lunga coda attraversò la stanza ” E’ un topo!” ” Fino a quando rimane UNO soltanto lo posso anche sopportare” continuò a sorridere Walter, ottendo un’occhiataccia da parte della donna.

“Ma perchè le eredità nei film sono sempre stupende? Credo che ci guadagneremo di più se buttiamo giù tutto e vendiamo il terreno” disse con voce delusa Luana, che si guardava intorno, togliendo i teli che coprivano dei mobili pretenziosi.

Poi si trovò di fronte a una scivania con tanti piccoli cassetti ai lati: cominciò ad aprirli tutti guardando all’interno, con quella curiosità infantile che ognuno di noi conserva allorchè ci viene data la possibilità di poter sapere qualcosa di qualcuno a sua insaputa, e quando si trovò ad aprire il terzo cassetto, dovette fare uno sforzo maggiore; tirò con entrambe le mani e, finalmente ottenne lo scopo facendo saltar fuori una busta, la prese, estrasse la lettera e lesse, e poi rilesse e…

“Walter, vieni, guarda cosa ho trovato!” e sventolò la lettera verso di lui ” Ascolta:

MIO ADORATO ETTORE, SAPERE CHE DOPO MOLTI ANNI SEI RITORNATO IN QUESTI LUOGHI MI HA RIEMPITO IL CUORE DI SERENITA’. IL NOSTRO DISTACCO ERA STATO DOLOROSO PER ENTRAMBI, MA LE NOSTRE VITE NON SONO STATE INUTILI. IL MIO MATRIMONIO, O QUELLO CHE TU HAI CREDUTO CHE SAREBBE AVVENUTO, IN REALTA’ NON C’E’ MAI STATO. NON E’ COSA DA TUTTI I GIORNI ACCETTARE UNA DONNA CHE HA IN SE’ UN FIGLIO DI UN ALTRO UOMO, E INFATTI NON MI ACCETTO’. MA IL FIGLIO NACQUE E CREBBE, PERCHE’ MIO PADRE, CHE NON VOLLE TE COME MARITO PER SUA FIGLIA, ACCETTO’ TUO FIGLIO COME SUO NIPOTE, A PATTO CHE MI RITIRASSI IN QUESTA CASA, LONTANO DA OGNI SGUARDO E DA OGNI RICORDO. OGGI NOSTRO FIGLIO, CHE SA DI TE E DI ME, MI HA RIFERITO DI AVERTI VISTO IN CITTA’, E, ATTRAVERSO DI LUI HO I TUOI SALUTI, E PER ME CIO’ E’ BASTEVOLE. QUELLO CHE INVECE MI FERISCE E’ L’AVER SAPUTO CHE I TUOI AFFARI NON SONO ANDATI BENE, E CHE IL TUO RITORNO NELLA NOSTRA CITTA’ E’ STATO SOLO LA CONSEGUENZA DI CIO’. SAPPI CHE IL MIO AFFETTO DI ALLORA PER TE NON E’ ESAURITO, E SE MAI VOLESSI IO POTREI AIUTARTI; MIA MADRE MI DONO’ I SUOI GIOIELLI FACENDOMI PROMETTERE CHE LI AVREI VENDUTI PER UNA BUONA CAUSA…E CREDO CHE QUESTA POTREBBE ESSERLO. NON SO QUANTO POTRO’ ANCORA VIVERE, DATO CHE LA MIA SALUTE SE NE VA SEMPRE UN PO’ DI PIU’ OGNI GIORNO, MA SE VORRAI SAPPI CHE ESSI SONO DENTRO UNA SCATOLA VERDE CHE SI TROVA IN UNA NICCHIA DIETRO LA PENDOLA DEL SALONE.DI QUI A QUALCHE GIORNO VERRA’ A FARMI VISITA UNA MIA CARA AMICA A CUI CONSEGNERO’ QUESTA LETTERA; ELLA SA DI NOI DUE OGNI COSA, PER CUI NON DOVRAI DARLE NESSUNA SPIEGAZIONE…NON SO SE E’ STATO GIUSTO QUELLO CHE ABBIAMO SUBITO, MA SICURAMENTE NON POTEVAMO NON CONOSCERCI… FORSE E’ QUESTO IL VERO AMORE…LA TUA CRISTINA”

Walter corse verso la pendola, la spostò e dietro vi era una nicchia e nella nicchia la scatola; la depose di fronte a Luana che con un po’ di sforzò l’apri e…

“Siamo ricchi!” urlò l’uomo. Luana prese un anello, poi un pendente e ancora una spilla, poi disse sorridendo, con un sorriso dolcissimo ” Si, siamo veramente ricchi: di amore, di sogni e di tutto quello che c’è stato prima di noi  e che ora è dentro di noi. Non senti uno strano profumo d’arancia?…si sarà bellissimo viverci in una casa così”

E mentre si gettava fra le braccia del suo uomo, due topolini attraversano la stanza per fuggire fuori nella campagna inondata di sole.

 

alt Una favola possibile :-)…buon tempo a tutti

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