La carezza nell’anima

La carezza nell’anima

 

Ho fatto un sogno.

Davanti a me una corda sottilissima scende dall’alto, una voce mi sprona a salire. “Dai vieni, ce la puoi fare se vuoi, non è così difficile”.

E’ troppo sottile, non reggerà il peso, si spezzerà e mi schianterò a terra!

Ma decido di provarci. Una mano dietro l’altra fino a raggiungere la cima, fino a raggiungere la voce. Sorride la voce quando finalmente con il fiato corto e le mani sanguinanti le dico “ciao, quanto tempo eh?! Sei sempre uguale”.

Anche tu…non è vero, volevo essere gentile ma devo dire che un po’, solo un pochino ma sei invecchiata!”

Mi viene da ridere, certo che sono invecchiata. Quanti anni son passati? Quindici, sedici quasi, chiaro che io sia invecchiata!

Mi siedo, sono stanca. La voce mi guarda, poi inaspettatamente mi carezza il volto. Mi ritraggo istintivamente. Non sono abituata a ricevere né tanto meno a fare smancerie. Anzi, non che io non riceva o non faccia carezze, ma violento me stessa per farle e riceverle. Violento me stessa.

Ed è in questo momento, che dopo anni di pensieri logorroici, di domande senza risposte ho il coraggio di chiederle “ perché era così difficile per te farmi una carezza? Intendo prima, prima che io crescessi del tutto, quando bambina imbronciata e battagliera cercavo di attirare l’attenzione senza fare la carina, troppo facile fare carezze alle bambine carine! Io non lo ero, anche da adolescente non ero carina. Ero provocatoria nei confronti del mondo, di quel mondo in cui non mi riconoscevo, in cui non mi riconosco tuttora.”

Non è addolorata la voce quando guardandomi negli occhi risponde.

“ pensare ai momenti passati assieme, dai prova.”Ma tu sei proprio sicura che io non ti abbia mai fatto una carezza? Prova

E allora vado indietro nel tempo. Mi vedo accanto a lei seduta sul prato. Fumiamo una sigaretta e ci godiamo il sole. Bello il sole che ti scalda la pelle. Bello. Ho gli occhi chiusi. Un rumore strano e fastidioso me li fa riaprire. Sopra di noi una nuvola nera. Sono api che seguono il corteo nuziale della loro regina. Sono tantissime ed io ho il terrore delle api. Ma la voce mi tranquillizza, mi dice di cogliere la meraviglia del momento. Sarà difficile che capiti un’altra volta, è uno spettacolo da vedere e depositare nel cuore. In effetti rimango affascinata, terrorizzata e affascinata.

Mi rivedo nel tempo ancora con lei. Ho in braccio mio figlio, sto cercando di addormentarlo con una ninna nanna che è solo nostra. La voce mi osserva e inizia a canticchiare -per te che di mattina svegli il tuo bambino e poi, lo alzi e lo accompagni a scuola e al tuo lavoro vai…- Battisti, come mai ti è venuta in mente questa canzone di Battisti?. “Ogni volta che l’ascolto mi fa venire in mente te. A quanto devi essere stanca dell’occuparti di tutto. Vero?”

Vero.

Torno al presente, la voce sorride. Sorrido anch’io ora. Carezze. “Stai cercando di dirmi che quello era il tuo modo di carezzarmi?” Rifletto. Sì dopo tutto è anche il mio modo di fare carezze.

La voce, la tua voce che mi scalda il cuore che dice” non vi è un solo modo di abbracciare, baciare accarezzare le persone a cui vuoi bene. Non vi è solo il gesto. Ci sono anche e soprattutto le carezze nell’anima. La carezza nell’anima è qualcosa di poco tangibile nell’immediato, ma rimane lì e torna a sfiorarti ogni volta che ricordi. Basta volerlo!”

Sì, ricordare e volere.

Ora è tardi, devo scendere. Ma prima di andare voglio abbracciare la voce. Mi avvicino, la stringo forte forte, sento il suo profumo, poi le sussurro “grazie mamma di tutto quello che mi hai dato”.

E mi porto dietro il suo sorriso, l’ultima carezza del nostro breve incontro.


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