Interviste Impossibili – ABRAHAM LINCOLN – di Patrizia Palese

 

Questa volta si inizia dalla fine, cioè da quando sono ritornata nel mio tempo sana e salva. Non avrei mai immaginato che partecipare a questo irreale lavoro mi avrebbe regalato momenti di panico impotente e disperato.. No, non ho dovuto intervistare Dracula…forse avrei avuto meno paura: una bella collana d’aglio e uno stiletto di frassino mi avrebbero difeso molto bene. La mia intervista questa volta era per Abraham Lincoln! Proprio lui, il presidente americano ucciso, quello con la faccia arcigna, insomma, il 16° Presidente degli Stati Uniti d’America. Per chi avesse letto l’intervista a Calipso, avevo dichiarato che almeno per un po’ non volevo più intervistare donne perché ci stavo male…e mi hanno accontentato. Un uomo tutto per me. E devo dire la verità, quando mi hanno comunicato di chi si trattava, sono stata molto contenta; avevo sottovalutato che avevo settimana per documentarmi <CHE CARINI CHE SONO> ho pensato. Carini un  cavolo…ma questo l’ho capito solo in seguito.

Ho lavorato come un’ossessa; ci tenevo a fare bella figura e così scopro che oltre a essere un Aquario <12 febbraio 1809>, aveva avuto il mandato nella Camera dei rappresentanti dell’Illinois dal 1834 al 1842  e in seguito dal 1847 al 1849 era stato Membro di nuovo della medesima Camera, che aveva aderito al Partito Politico WHIG fino al 1854 per poi entrare nel Partito Repubblicano fino alla sua morte avvenuta il 15 aprile del 1865. Ci tengo molto a sottolinearlo perché evidentemente il cambiare Partito non è una tradizione contemporanea, ma è sempre esistita. E siamo arrivati al motivo principe del mio sottosopra e paura diffusa: il giorno della sua morte, perché indovinate dove e quando vengo catapultata per la mia intervista? Esatto! A Washington esattamente il 15 aprile del 1865! Naturalmente l’arrivo al luogo di partenza avviene sempre con il contorno di Società Segreta, ma non mi fa più nemmeno tanto effetto. Siamo tutti molto rilassati e, cosa molto strana, prima di farci salire sull’aero, parlano con noi, fanno battute un po’ datate per farci sorridere e altre amenità. Non do importanza a questi particolari, ma noto che siamo pochi, un numero di molto inferiore al solito. È quasi buio, non si vede molto bene. Chiedo perché siamo in pochi e stranamente mi danno una risposta chiara “Abbiamo scelto i migliori perché volevamo un risultato eccellente”  mi piacerebbe sapere che tipo di risultato, ma siamo già in volo. Il mio vicino di posto mi dice gongolante che gli hanno affidato Giulio Cesare e quella davanti a me si volta che è felicissima perché dovrà intervistare Anna Bolena. Anche il mio Presidente riscuote sorrisi, ma sono convinta che il meglio sia toccato a loro. Viaggiare entro il canale del tempo mi porta sempre una sensazione di nausea e per non pensarci ripasso mentalmente i miei appunti: nasce nel Kentucky in una capanna di tronchi d’albero e prima ancora che diventasse Presidente, nel corso della battaglia di Falco Nero, difende i nativi americani; questo me lo fa innalzare a 30 cm dalla terra. Fu capitano e avvocato…che poi perché cerco di ricordare queste minimaglie lo sa solo Iddio…e il senso di nausea non passa.

Fu il Presidente della Secessione, perché guidò l’Unione nella guerra più cruenta della storia americana con migliaia di morti da ambo le parti, con la più grave crisi morale, costituzionale e politica dell’America. Seppe mantenere l’unità degli Stati Federati e modernizzò l’intero paese. Si ribellò alla guerra Messico – Stati Uniti d’America e la lotta contro l’espansione della schiavitù iniziò molto prima della sua elezione a Presidente, che però spinse 7 Stati del sud, p schiavisti, a uscire dall’Unione per far parte degli Stati Confederati d’America.

Il solito effetto di palloncino che si sgonfia mi dice che sono arrivata. Questa volta sono la prima a scendere ed è sì notte, ma con un cielo pieno di stelle. Resto con il viso rivolto verso l’alto…nel XIX secolo le stelle si potevano vedere senza le luci artificiali del mio tempo… “Ben arrivata” mi volto; c’è un signore di un’età indefinita. “La porterò dove potrà cambiarsi d’abito e poi andremo dal Presidente” “Ma non mi sembra opportuno a quest’ora che ore sono?…magari domani sarebbe meglio” “Domani ci sarà altro a cui pensare… sono le 2 del mattino” . Entro in una abitazione modesta; c’è una donna che somiglia tantissimo alla Mamy di Rossella di VIA COL VENTO. Non immaginavo che un bustino fosse peggio della VERGINE DI NORIMBERGA, ma Mamy continua a tirare i due lacci e alla fine sono prigioniera un aggeggio che mi fa a malapena respirare. Fuori la carrozza; salgo e saluto la mia Mamy che mi sorride. Il tragitto non è breve e quando arrivo a destinazione c’è luce tutto intorno; vengo quasi trascinata davanti a lui. È un uomo molto alto, ma non so perché non mi mette soggezione. Il mio accompagnatore fa scivolare in tasca la solita scatoletta traduci lingue. “Buona sera Presidente. È molto presto… “ La mia insonnia non mi permette di dormire molto. Potremmo iniziare subito, se non è molto stanca” deglutisco… “Allora iniziamo da quando il Nord fu compatto dietro la bandiera dell’Unione. Lei era nel Partito moderato e dovette fronteggiare le richieste del Partito Repubblicano che voleva pene più dure per i ribelli. Ebbe mai la sensazione che non sarebbe riuscito a risolvere e ad appianare i contrasti?” “Veramente c’erano anche i War Democratic con ex oppositori, i Copperhead che non avevano per me alcuna stima. Feci la cosa più ovvia: contrapposi gli uni contro gli altri e io, super partes, appellandomi solo al popolo americano, unito contro qualsiasi nemico che lo volesse vinto e distrutto…insomma feci l’avvocato” “ Il famoso discorso di Gettysburg, considerato una pietra miliare sull’unità dei valori della nazione americana…sì, un gran bel momento per la parità dei diritti, la libertà e la democrazia. Ma realmente era convinto che un discorso del genere avrebbe appianato ogni dissapore? Oppure fece squadra per sentirsi appoggiato contro un altro nemico che non erano certamente gli Stati Confederati?” lo vedo sorridere…cioè, quel movimento della bocca poteva essere un sorriso

 “Ha studiato molto il mio tempo per accennare a un problema che molti non videro. Complimenti Mrs Patrizia. Mi avevano informato di quanto lei fosse attenta. C’era nell’aria un potenziale intervento britannico per un incidente diplomatico…l’Affare Trent. Vincere battaglie contro altri americani, non era solo un problema tecnico. Ci volevano generali al di sopra di ogni sospetto; applicai il blocco navale per bloccare il commercio del Sud fino ad arrivare al PROCLAMA DI EMANCIPAZIONE…” “ Nel settembre del 1862, che liberava tutti gli schiavi dal 1 gennaio 1863…mi scusi…l’ho interrotta…” “Questo momento storico è stato molto romanzato, ma le assicuro che non fu così semplice. Dovemmo proteggere con l’esercito gli schiavi fuggitivi e arrivammo al XIII EMENDAMENTO solo nel 1865 che abolì la schiavitù in tutto il paese.” “La Storia le concede la nomina di grande statista. Secondo lei quale è stata la motivazione fondamentale?”  lo vedo chinare la testa e parla con la testa chinata “ Quello che ho sempre cercato è stato un collante che unisse il mio paese, volevo che tutti fossero felici di viverci…tutti…senza distinzione alcuna” alza lentamente la testa, ma non sorride più “Oggi è il venerdì santo e c’è l’intervento di Dio nella resa del generale confederato Robert Edward Lee…questo paese è stanco di guerre…ora si deve ricostruire…tutti insieme, perché siamo tutti figli di questo paese” respiro e chiedo “Mi scusi, ho perso la nozione del tempo, ma oggi che giorno è?” “Il 15 aprile del 1865. È una data importante per lei?”  fra poche ore sarà ucciso da un simpatizzante sudista e morirà poco dopo. Non riesco a parlare. “Stavo pensando che mi farebbe piacere continuare questa conversazione con lei domani…se le fa piacere. Questa sera mia moglie mi ha praticamente costretto ad accompagnarla a teatro. Però intanto possiamo continuare  e se lei volesse venire con mia moglie ne sarebbe felice…non sono un buon gaudente.” come avrei potuto liberarmi da tale impegno? Sorrisi, mentre immaginavo la scena. Sapevo che non avrei per nessun motivo interferire nella Storia…interferire no, ma non potevo comportarmi come se non sapessi nulla.

Il bustino mi toglieva il respiro. Evidentemente la mia espressione era palesemente ansiosa. Il Presidente mi osservò dubbioso “Non si sente  bene?” “ No no… ero persa nei miei pensieri…” “Vedrà che andrà tutto bene” e chissà perché pensai che lui sapesse tutto e mi innervosii; come si può essere consapevoli di qualcosa di terribile che accadrà e dire con calma ANDRA’ TUTTO BENE. “Non abbiamo parlato della mia famiglia. Sa che porto il nome di mio nonno? Si accomodi e ordini quello che preferisce per colazione” era quasi allegro e mi costava fatica sembrare serena, ma non dovevo intervenire. “Ha conosciuto suo nonno?” “No, fu ucciso da nativi americani durante la guerra indiana del Nord-Ovest. Perché mi guarda così?” “Lei difese più volte i diritti dei nativi d’America…” “Certamente. Questa era la loro terra e la difendevano. Non ci vedo nulla di strano” “Della sua infanzia che ricordi ha?” “Un continuo spostarsi per difficoltà nel possedere la terra…bisognerebbe sempre possedere della terra…ci si sente più sicuri se i piedi sono ben piantati in una terra tua” “Come arrivò alla certezza che non ci dovessero essere schiavi nel suo paese? Nel suo tempo essi venivano considerati indispensabili per il progresso del paese.” “ La mia famiglia professava la religione del Battismo; era molto restrittiva: non alcool, non danza, non schiavitù. Le tradizioni familiari incidono e marchiano la vita” “Lei perse sua madre da bambino. È inutile chiederle se questo influenzò il suo carattere, ma come furono i rapporti con la sua matrigna, calcolando che era una vedova con tre figli?” “Erano rapporti molto sereni…non mi riuscì difficile chiamarla madre. Sa, fu lei che mi difese nella mia adolescenza. Non amavo i lavori  manuali; preferivo leggere, scrivere poesie” resto con la bocca semiaperta; questa di Lincoln che scrive poesie era l’ultima cosa che avrei mai immaginato. “ I suoi biografi raccontano che fu un autodidatta” “Assolutamente vero! Leggevo tutto, dal sacro al profano. Non mi allontanai dalle mie responsabilità, però. Consegnavo a mio padre sempre i miei guadagni occasionali e questo fino a 21 anni.” “Quando nel 1830 la sua famiglia si trasferì nell’llinois iniziò ad allontanarsi da suo padre. Quale fu il motivo reale…se vuole dirmelo ovviamente” “Avevo le idee molto chiare. Non avrei fatto l’agricoltore, come mio padre; volevo difendere i diritti di chi non ne aveva… per questo mi allontanai. Mio padre non capiva il mio bisogno di giustizia” ci alziamo quasi contemporaneamente e mentre procediamo verso un’altra stanza ci si incontra con sua moglie. Lui l’ascolta poi lei ci saluta e si allontana. “Sua moglie è molto discreta. Quando la conobbe?” “ Se intende alludere al fatto se sia stato il mio primo amore, la debbo disilludere. Non sono un bravo corteggiatore e in parte sfortunato. Il mio primo amore si chiamava Ann…fu una relazione molto intensa –lo dice quasi sussurrando- ma morì presto…aveva 22 anni… – si ferma e respira – poi fu la volta di un’altra ragazza, ma i nostri caratteri erano troppo in contrasto, per cui ci lasciammo. Nel ’40 mi fidanzai con la mia attuale moglie, Mary Todd. Era una ragazza di buona famiglia, anche se  suoi erano schiavisti convinti…” “Ma loro, intendo i parenti di sua moglie, conoscevano le sue idee?”

 Lo dico abbassando il tono di voce e questo mio modo di comportarmi lo diverte, anzi, accenna anche a una risatina “Non mi interessò molto. Ero molto più preoccupato per il fatto in sé. Pensi che cancellai l’impegno preso perché non mi sentivo preparato…ci incontrammo di nuovo e questa volta ci sposammo…mia moglie ha sempre avuto nei miei confronti una gran dose di pazienza”  e mentre lo dice guarda nella direzione dove la donna è sparita  “Non si sentiva un marito, un padre adeguato?” “No, non credo di non essere stato affettuoso con i miei figli e con mia moglie…sapevo però che sarei stato assente…e lo sono stato…” non gli chiedo dei suoi 4 figli…credo che si senta colpevole anche delle loro morti premature, salvo uno, Robert che morirà anziano. Per fortuna un suo uomo di fiducia gli porta dei documenti da firmare; mi siedo davanti a una grande vetrata e riordino le idee. Sia lui che sua moglie furono perseguitati dalla pesantezza della vita, prima con la morte dei loro figli, poi lei, dopo la morte del marito, con una pesante depressione per la quale fu temporaneamente ricoverata in manicomio. E poi la “malinconia cronica” di Lincoln, che oggi avrebbe il nome più appropriato di disturbo depressivo, fu il suo marchio per tutta la vita. “Mi scusi, ma un Presidente lo è sempre, anche quando ha degli ospiti” “Lei prima ha accennato alle origini della famiglia di sua moglie. Visto le sue prese di posizioni come si comportò con loro, in quanto proprietari o mercanti di schiavi?” “Li rispettavo e non ho mai imposto a mia moglie di scegliere fra loro e me. Le dirò di più: raramente li andavo anche a trovare. Credo che se si vuole insegnare, si deve dimenticare la frusta.” “Lei, giustamente, è orgoglioso di essere arrivato nella politica a vette di tutto rispetto. Eppure non aveva denaro per sostenere le sue campagne politiche, né amici potenti; come spiega tutto ciò?” “Probabilmente sono stato l’uomo giusto nel momento giusto,e quello che ho detto era quello che altri volevano ascoltare. Sono sempre convinto che lo sviluppo del paese si fonda sulla convinzione di molti e il nemico o avversario va sempre rispettato. Sono gli elementi su cui si fonda la vera democrazia. È chiaro che se il debole viene aggredito, non importa come, lo si debba difendere” insomma, il fine giustifica il mezzo…ah, caro Macchiavelli…

Lei si interessò principalmente delle libertà violate?” “Non proprio. Se ogni uomo che vive in questo paese si sente un americano, può lottare per il proprio paese. Lo schiavismo era sì un mezzo per far crescere l’economia nazionale, ma aveva sempre il problema della rivolta, della fuga degli schiavi. Fin dall’inizio della mia carriera politica, feci di tutto per favorire il commercio e lo sviluppo della rete ferroviaria. Questo è un grande paese e non possono esserci distanze fra cittadini dello stesso paese” “Eppure nella guerra contro gli Stati confederati questo concetto non fece fermare l’ordine della guerra” so di avergli posto una domanda che potrebbe irritarlo, ma a questo punto che cosa perdo? Al massimo dirà che mi ha dedicato tempo sufficiente e mi farà accompagnare alla porta. Invece prende tempo; non risponde subito e come se parlasse a un altro se stesso, borbotta “Per tutta la vita cerchi di superare i contrasti con la logica, democraticamente, ma è sufficiente un passo in direzione contraria e ti si chiede il perché…” mi apre una porta finestra, usciamo in un giardino molto curato e riprende, ma con voce più chiara “Nessuna guerra è la soluzione migliore, ma ci sono momenti che devi scegliere da che parte stare. Io decisi di stare dalla parte di chi non aveva diritti. Ho dovuto farlo” “Sa che ero convinta che mi avrebbe accompagnata elegantemente alla porta per la domanda che le ho fatto?” “E perché mai? Sarei un pessimo avvocato se non sapessi fronteggiare un problema” “Rimpiange mai il periodo nel quale era avvocato?” “No. Lo ricordo con soddisfazione. Ho fatto onore alla professione” sarà…a me invece dà l’idea che quel periodo sia stato il migliore per lui.

Per noi europei il discorso dello schiavismo non è mai stato ben capito. Diciamo che quello che ci è arrivato è stato il netto contrasto fra gli Stati del nord e quelli del Sud. Quindi i primi volevano abolire la schiavitù perché realmente non era necessaria per mandare avanti l’economia nazionale, mentre gli altri, che avevano latifondi e piantagioni di cotone smisurate, ne avevano assolutamente bisogno. È una visione romanzata?” “Molto romanzata. Anche per gli Stati del nord c’era bisogno di mano d’opera a costo zero, per le ferrovie, ad esempio. Ma per me e pochi altri, all’inizio, c’era un sogno da realizzare: tutti dovevano sentirsi americani e far crescere il paese al meglio. Se ti compro, se vendo tuo figlio al mio vicino perché ho bisogno di soldi, se violento tua figlia o tua moglie e nessuno mi condanna, perché dovrei essere fedele a questo paese?” lo guardo come se fosse un saggio della montagna; lui forse non lo sa, ma questo è l’essenza del sogno americano. “Ci fu un motivo reale perché lei abbandonasse il suo Partito e scegliesse un altro partito?” In politica ci sono sempre mille motivi e nessuno. Lasciai Whig perché le proposte erano poco chiare e nel 1856 divenni membro di un altro partito. Certo, mi sarebbe piaciuto diventare senatore, ma quando era chiaro che non avrei potuto ottenere la maggioranza, spingevo i miei elettori a votare compatti per chi ritenevo degno. Le ho bruciato una domanda?” e sorride divertito come se avesse fatto un dispetto… lascio che lo creda. “Continuo a pensare,  nonostante fosse chiaramente scritto nella Costituzione, si sia dovuto arrivare al conflitto per eliminare la vergogna della schiavitù. Lei si è mai posto la domanda del perché gli uomini, quelli che si definiscono onesti, sono sordi e ciechi  alla ragionevolezza?” “Il Politico, quello vero, è come il medico. Se c’è una malattia prima di tutto è far cessare la malattia, con ogni mezzo. Dopo, a guarigione avvenuta, ci si può interrogare. Certo si rischia in prima persona, ma anche il medico rischia…anche lui può morire” e un brivido mi corre per la schiena. “Per perorare la sua causa non esitò a far scendere in campo anche San Marco, con il famoso discorso della CASA DIVISA. Era strategia, oppure pensò che quello di voler riunire tutti gli Stati sotto l’egida di un messaggio evangelico fosse la testa d’ariete valida in quel momento” “ Mi fa troppo onore dandomi un ruolo profetico al quale non ho mai aspirato. Gli americani discendono dai Padri Pellegrini, per cui nulla di più normale far appello alle origini…anche se non servì a molto. Vinse il mio avversario, come lei ben sa” “Sì, certo, ma quello che avvenne dopo fu una valanga di consensi che lo portarono a essere il primo presidente repubblicano con una affluenza alle urne dell’82%. E decidendo, a differenza dei suoi avversari, di non avere comizi, ma una capillare politica di porta a porta dei suoi sostenitori. Mi rimane un dubbio. Sia lei che i suoi più vicini collaboratori eravate convinti che non ci sarebbe mai stata una guerra civile. Eppure il suo fermo ostracismo contro qualsiasi genere di compresso sulla questione dello schiavismo doveva farle balenare qualche dubbio. Possibile che non ha mai pensato che tale rigidità sul problema degli schiavi avrebbe scatenato un massacro?” “Gran giorno per me, un figlio della terra, quel 6 novembre del 1860…ero il 16° Presidente degli Stati Uniti…non riuscivo a crederci…non mi guardi così…fa un certo effetto sa? Sarei passato alla storia come il Presidente che avrebbe abolito la schiavitù!”  e in quel momento non ho avuto il coraggio di guardarlo…se solo avesse saputo…

…ma nello stesso tempo avevo un gran timore. Quando nelle tue mani c’è il destino di milioni di persone, capisci che hai poche armi per portare avanti il tuo progetto. Non ero più in un’aula di tribunale, ero a capo della mia nazione e questa nazione era disposta ad affrontare una guerra che in realtà non avrebbe voluto…una parte per sopravvivere, un’altra l’avrebbe accettata piuttosto che lasciarla morire…e si arrivò alla guerra…” si mette una mano sul volto come per nascondere lacrime o forse per non vedere ricordi…e provo una gran pena. “ e poi venne il 12 aprile 1861” non ha un tremito, solo un grande respiro “Molti mi hanno accusato di non aver capito subito che eravamo seduti sulla bocca di un vulcano. Sbagliato. Lo avevo capito benissimo e l’unica decisione che presi fu quella di non iniziare per primi ad attaccare. Ho creduto fino all’ultimo all’unità della Nazione…e ci credo ancora” “Nonostante la Legge Marziale che lei volle?” “Eravamo in guerra e si dovevano proteggere  nostri soldati da doppiogiochisti…e ce ne erano molti. Ma cercai sempre di annullare le sentenze, là dove fosse possibile” ha una voce cupa…non fu una presidenza semplice… “Alcuni biografi mi hanno dipinto come un uomo moderato. In realtà la mia moderazione era il voler valutare diverse prospettive. Mi fidavo dei miei collaboratori, ma ero io a dare gli ordini giusti” “Insomma 24 ore su 24…un lavoro a 360°…mai stanco? Mai pentito di essere quel che era?” Non ne avevo tempo…e poi c’era mia moglie, l’unica che non mi ubbidiva mai e quando mi ordinava di accompagnarla per una passeggiata in carrozza, dovevo io obbedire a lei. È stata la compagna giusta per un uomo che era molto poco marito…sapeva capire quando avevo bisogno di una pausa e quando non volevo essere disturbato”  lo vedo sorridere, ma è solo un accenno…non ha avuto molte occasioni per farlo. “C’è poi un’altra data, quella che pose fine a tante morti” “Si riferisce al 19 giugno del 1862 con il Proclama di emancipazione? Più di quella andrebbe ricordata quella del 1 gennaio del 1863, dove si ordinò che tutti gli schiavi degli Stati confederati dovevano ritenersi liberi e per sempre. Ma le morti non cessarono, né i tradimenti…Una cosa però si ottenne. Fu modificato il XIII emendamento insieme al XIX della Costituzione Americana” “Non vorrei essere superficiale, ma in sintesi cosa si approvò e modificò?” “Quello che i nostri Padri Fondatori avevano promulgato: veniva abolita la schiavitù e si stabilivano per tutti diritti civili e federali. Sono stato abbastanza sintetico?” lo vedo guardarmi con malizia…del resto me la sono cercata. “…e poi, visto che le piaccono tanto le date, non possiamo non citare quella del 9 aprile, quando con la resa del generale Grant, la guerra si poté definire conclusa” continua a guardarmi divertito; credo che sia un vizio di forma, ricordo del suo passato di avvocato, ossia anticipare risposte a domande mai fatte, solo che questa volta voglio provare a spiazzarlo “Quando iniziò la sua seconda campagna elettorale, si era ancora in piena guerra; le cose non andarono molto bene tanto che si pensò a una reale possibilità che lei non fosse rieletto. Quale fu il suo pensiero costante?” “Quello di battere la Confederazione in ogni modo prima di consegnare la Casa Bianca al mio successore. Fu un impegno che volli mettere per iscritto e che feci firmare a tutti i miei collaboratori: si sarebbe dovuto cooperare con il nuovo Presidente  per salvare l’Unione. Ma per fortuna non fu necessario. L’8 novembre venni riconfermato con il 78% dei voti. Ecco un’altra data da ricordare” è felce nel dirlo e si nota dal tono della voce, anche se non sorride; forse pensa ai tre Stati che non votarono per lui che voleva veramente essere il Presidente di tutti gli americani, tanto che quando un generale gli chiese come dovevano essere trattati i confederati sconfitti, rispose semplicemente “Lasciandoli tranquilli” e poi nel 1863, l’8 dicembre, venne promulgata l’amnistia.

Lui voleva soprattutto la pace e questo, il 6 dicembre del 1865, si trasformò nel XIII emendamento…ma lui era già morto. Poche ore e sarà ucciso…non riesco a pensarci senza un brivido. “Ha visto quante nuvole? Speriamo che non piova. La pioggia mi irrita. Lo sa che fu proprio la guerra civile che diede un reale significato al termine STATI UNITI?” “Ma è vero che è soprattutto merito suo della istituzione della festa del GIORNO DEL RINGRAZIAMENTO?” lo vedo illuminarsi come se finalmente avesse ottenuto l’applauso tanto sperato “Sì sì. Prima era soltanto una festività agricola che i Padri Pellegrini vollero istituire per il primo raccolto in terra americana e dopo di loro non aveva una vera e proprio data. Io ne feci una festa nazionale…una festa di tutti gli americani. Queste sono le cose che contano, quelle che uniscono veramente, non le battaglie vinte” “Si racconta che con il generale Grant lei avesse incontri frequenti” “E si dice la verità. Ambedue volevamo la stessa cosa: ricostruire il nostro paese e la stima era reciproca. Le idee potevano essere espresse in modo diverso, ma lo scopo era identico. Ci dovremmo incontrare anche domani. Peccato che non potrà essere con me a teatro. L’ho invitato, ma aveva altri impegni” …forse se ci fosse stato anche lui non sarebbe accaduto nulla… “Mi rendo conto che mi ha dedicato molto tempo…so che ha molte situazioni da definire prima di…” ammutolisco. “Ha ragione. Ho tanti problemi a cui dare una soluzione, ma ogni tanto ci si deve fare un regalo…vede, io a Teatro non ho nessuna voglia di andare, ma la signora Lincoln è stata molto paziente …l’accompagnerò e forse mi distrarrò anch’io. Dicono che è una commedia divertente. Facciamo così. Adesso riassumerò le soluzioni che ho dato a dei problemi e lei sarà così brava da porle come se mi avesse fatto delle domande mirate. Mi farebbe piacere se lei accettasse il mio invito per il pranzo di Pasqua; potremmo parlare con calma di come ha condotto il resto di questa intervista. Le prometto che non dirò a nessuno di questo nostro piccolo imbroglio. Per lei va bene?” un lieve segno di assenso da parte mia e inizia a parlare come se fosse in un’aula di tribunale camminando avanti e indietro.

“Ho preteso una valuta nazionale. La moneta unisce i popoli. Nel 1862 ho voluto che nascesse il Dipartimento dell’Agricoltura…” appare sua moglie. Non parla, gli sorride e poi va via. “Voi donne avete un’arma che distruggerebbe un esercito: il sorriso…devo andare, Davvero non vuole unirsi a noi?Allora riprenderemo il nostro piccolo imbroglio a tavola domani” si allontana e io ho un forte dolore al petto. Non riprenderemo nessun imbroglio e non ci sarà nessun pranzo di Pasqua.  Booth, un attore della Virginia, sparerà con una calibro 44 alla testa del Presidente, gridando il motto della Virginia, SIC SEMPER TYRANNIS…sembra che fu la frase di Bruto mentre uccideva Cesare. Verrà dichiarato morto alle 7,22 del 15 aprile 1865… e chissà perché mi viene in mente la morte di Kennedy…anche lui amato dalla gente, anche lui voleva un governo della gente dalla gente e per la gente. L’unico figlio rimasto in vita, volle far aprire la bara per verificare che il corpo non fosse stato trafugato e la scoperta fu enorme quando videro che era come imbalsamato e perfettamente riconoscibile dopo 30 anni dalla morte. Fu amato da tutti, anche se le sue tesi non erano né cristiane né appartenere ad altra religione. Era sicuramente un fatalista e riconosceva nel repubblicanesimo dei Padri Fondatori la sua unica religione. In tempi attuali Lincoln ha rivissuto nelle parole di Obama che ha voluto usare la Bibbia di Lincoln durante la cerimonia dell’insediamento come Presidente degli Stati Uniti tutte e due le volte, ma prima di lui quel nazionalismo dell’Unione da lui tanto amato, ha fatto sì che Roosevelt lo facesse suo. Ci rimane la grande statua a Washington, ma anche il suo volto nella banconota da 5 dollari, nel centesimo e nel monumento del Monte Rushmore. E mentre esco dalla casa e mi avvio verso una strada come un automa, mi viene in mente la famosa poesia O CAPITANO, MIO CAPITANO, scritta per lui da Withman, quella che tutti noi l’abbiamo conosciuta come momento epico nel film L’ATTIMO FUGGENTE. Davanti a me appare una carrozza. Riconosco l’uomo che mi apre lo sportello e mentre salgo muta un lungo grido riempie le strade “Hanno sparato al Presidente” mi volto come se volessi correre verso il teatro; l’uomo mi ferma e sussurra “La Storia non può essere cambiata. Dobbiamo andare” e velocemente mi allontano da un luogo e da un tempo che non potrò dimenticare; sull’aereo che ci riporta a casa, tutti abbiamo lo stesso sguardo vuoto: abbiamo visto morire Cesare, Anna Bolena e molti altri senza poter far nulla e il retrogusto della morte ha sempre un sapore acido, soprattutto se sappiamo quando e come avverrà.

Per fortuna siamo umani e non Dei…e questo ci salva dalla follia.

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