Intervista a Paolo Logli a cura di Patrizia Palese

 

INCONTRO CON UN RACCONTATORE VERO CHE NON SMETTE DI RACCONTARE…PER FORTUNA!

Cosa si può dire di innovativo quando si parla di uno scrittore?

Si può sottolineare lo stile accattivante, oppure il coraggio nell’affrontare temi scottanti, a volte l’accento può cadere sull’ironia descrittiva e/o metaforica.

 Tutto questo fa gioco nel “gioco” di mercato  per lo scrittore X, soprattutto quando chi lo sponsorizza cerca di trarre da lui, diciamolo, anche un certo guadagno.

Ma con Paolo Logli questa “forma mentis” va un po’ a decadere e non perché ciò che scrive sia prevedibile, già sentito o banale, ma perché lui stesso destabilizza quel minimo di certezza che un lettore può trarre da ciò che ha conosciuto di lui leggendolo precedentemente.

 E lui, a mio parere, ne è ben felice, perché il signor Logli amministra molto bene la sua immagine facendo sì che ognuno abbia l’impressione di conoscere quella vera.

 Detto così sembrerebbe molto facile pensare che questo signore sia un cinico  e disilluso osservatore.

Impressione sbagliata, perché Paolo non è un autore, non è uno scrittore, non è uno sceneggiatore, lui è un RACCONTATORE ed è una bella differenza.

Pensateci bene: chi racconta vi rende partecipi di ciò che accade a persone che forse non sono mai esistite, ma non per questo non sono vere, mentre un semplice scrittore ha una tecnica tale per poter portare sulla carta una sua personale storia, vera o no non importa, dove i personaggi diventano persone solo se il lettore entra in empatia con il libro.

Come sono arrivata a questa conclusione?

Nel modo più semplice: parlando con  il signor Logli.

Ed è questo che fa la differenza: parlare, chiedere, rispondere, ascoltare, le quattro azioni che differenziano un umano da una forma di vita deambulante che emetta suoni.

 Quando lo ho informato che le domande preparate per lui erano 28, mi ha guardata come un marziano “E che ti dovrò mai dire con 28 domande?” ed era sincero, anche se in un primo momento ho pensato che lo dicesse per piaggeria.

E andiamo a conoscere ora, per quel che sarà possibile, un “raccontatore” vero.

1)Una leggenda metropolitana ci tramanda che molti tuoi colleghi adottino dei rituali prima di iniziare a scrivere, come indossare sempre la stessa camicia, sempre alla stessa ora ecc. Tu cosa fai per esorcizzare la pagina bianca, il vuoto creativo e tutti i fantasmini?        

Non credo che portare la stessa camicia mi protegga dai fantasmini, come li chiami tu. E fino a oggi non ho mai avuto problemi con pagine bianche o vuoti da riempire. Credo che dipenda dal fatto che nella mia testa, da sempre, coesistono tante di quelle idee che a volte, pur essendo veloce nello scrivere, non riesco a tener loro dietro…è come se sulla fronte avessi una porticina da cui esce un’idea completata in tutto, mentre nella nuca ci sia un’altra porta dove continua a pressare una lunga fila di altre idee che vogliono essere rivestite, anche loro, di tutto punto. (bella immagine…un po’ kafkiana, ma decisamente bella!)

 2)Oggi potresti dire che hai scelto l’unico mestiere che poteva renderti soddisfatto?

Sì, sono contento. Non avrei mai fatto il professore, anche se ho dato gli esami per essere abilitato all’insegnamento, ma lo feci più che altro per far contenti i miei. Gli inizi non sono stati semplici certamente, ci si adatta, ma con il tempo gli “adattamenti” sono diminuiti e oggi posso anche non essere d’accordo con l’editore, sapendo che comunque sarò ascoltato…agli inizi ovviamente no. Stiamo parlando di un percorso professionale iniziato più di 20 anni fa, e se hai del talento quello paga…almeno con me ha funzionato.

3)Oggi, come hai detto prima, una lunga fila di idee preme alla porta della tua nuca per poter entrare nella tua testa, ma all’inizio, cioè più di 20 anni fa, hai tentato l’esperienza del concorso letterario? E oggi potresti darne la tua opinione e soprattutto se pensi che questi possano essere utili per farsi conoscere?

Certamente che ho partecipato e ben due volte vincendoli entrambi. Il primo a 25 anni con un racconto lungo, o se vuoi, con un romanzo breve. Il titolo era NOSTRA SIGNORA DEI MODEM. Sono molto orgoglioso di quel mio primo racconto; lo stile descrittivo era permeato su un voluto desiderio di rendere armonioso, quasi barocco, un tema che rappresentava la realtà di quegli anni, cioè il primo apparire del virtuale, del non reale, dove per reale lo si può intendere come ripetizione di schemi conosciuti. Quei concorsi forse non mi hanno dato notorietà, ma mi hanno convinto, se mai avessi avuto qualche dubbio, che io dovevo fare lo scrittore.

4)E oltre a scrivere trovi il tempo per leggere, magari anche autori emergenti?

Mi reputo un onnivoro, per quanto riguarda la lettura. Leggo molto, leggo spesso, fondamentalmente perché mi piace, ma anche perché sono molto curioso. Quello che poi mi rimane dalla lettura è sempre e comunque un piacere a volte maggiore, a volte minore, ma un piacere.

5)Domanda d’obbligo: se ti dovessi trovare a dover dare un consiglio a qualcuno che vorrebbe iniziare a essere uno scrittore, cosa gli diresti?

Non credo di essere nella posizione di consigliare chiunque, ma se fossi obbligato gli direi di porsi una semplice domanda e di darsi una risposta sincera <E SE NON FOSSI UNO SCRITTORE?> e poi decidere, nel caso di una risposta negativa, di scandagliare il suo ego per tirare fuori altro.

6)Non ti chiedo di darmi il numero delle tue pubblicazioni, che spaziano da libri propriamente detti, a testi teatrali, sceneggiature televisive e cinematografiche, anche perché sono convinta che non hai tenuto il conto in questi anni, però puoi definire i tuoi scritti e hai 20 parole, al massimo, per definirli.

Ma non è così semplice, nel senso che ognuno di loro è diverso totalmente dagli altri…domanda cattiva, ma cerco di rispondere. Dunque, sicuramente SINCERI, PROVOCATORI, assolutamente  NON CONVENZIONALI, in alcuni casi RANCOROSI e in altri PACIFICANTI, spesso CITAZIONISTI, molto spesso POP, e necessariamente COLTI, perché la Cultura è sempre associata al Pop, volutamente DESTRUTTURANTI e qualche volta LIMATI, necessariamente ABBANDONATI dove per Abbandonati si deve intendere quel voler renderli autonomi, un po’ come un figlio che, prima o poi, dovrai lasciare andare per farlo vivere la sua vita  nel mondo.

7)Oggi sei lontano da quel ragazzo di 25 anni e puoi definirti a tutto tondo un professionista. Ma ritorniamo alla figura dello scrittore che inizia a entrare in questa realtà e con il suo testo vorrebbe attirare l’attenzione di un editore. Che consiglio daresti a costui?

Per quanto sembri assurdo quello che dico, affermo che non tutto è truccato, c’è del buono. Non dovrà mai smettere di crederci, altrimenti è inutile che inizi, ma, e questo è il presupposto principe, deve essere onesto con se stesso e soprattutto con il suo manoscritto. Questo non vuol dire solo rileggerlo con occhio critico, ma anche riconoscere se la sua storia è davvero interessante per entrare in un mercato editoriale. Superato questo, provare senza mai smettere di crederci; il buono c’è, non è tutto truccato.

8)Secondo te un libro potrebbe salvare o valorizzare un luogo, potrebbe creare una sinergia tale da legare una forma d’Arte a un’altra?

Sono piuttosto dubbioso. A tutt’oggi non ho riscontrato quello che tu mi chiedi, ma anzi l’utilizzo dell’una o dell’altra, come se fosse una foglia di fico…e per ora non vedo evoluzioni in questo campo.

9)Tutti abbiamo scritto poesie. Tu mi confermi questo? E domanda impertinente: hai una raccolta di poesie in un cassetto?

Certamente, ti confermo che anch’io ho scritto poesie. Ero un ragazzino e mi ricordo che la prima poesia la scrissi sulla Primavera. Oggi non posso certamente definirmi un poeta, o meglio, posso dire che la mia forma di poesia è una prosa ritmata, armonica, quindi nessuna rima baciata, o endecasillabo. Per capirci, la mia forma di espressione poetica è stata espressa in SCHEGGE DI MURANO, quando ho tracciato la figura di un Giacomo Casanova invecchiato e deluso.

10)Ci ho girato un po’ intorno, ma credo che a questo punto mi posso permettere una domanda molto, ma molto intima: Paolo Logli quale tipo di lettura preferisce?

Sono un lettore famelico; in genere leggo tutto ciò che mi capita, ma se vogliamo andare nell’intimo, ossia con chi mi  trovo veramente a mio agio, allora posso dirti che prediligo i testi di formazione, quelli di fantascienza, e poi Carver, le biografie musicali (non mi stupisce quindi che abbia voluto omaggiare un gruppo di musicisti con una sua raccolta di racconti…ma non entro nel dettaglio, potrei apparire un po’ voyeur chiedendogli perché loro e non altri)

11)Un momento di analisi sociale: secondo la tua esperienza ma anche secondo la tua opinione, nel trattare un determinato argomento il modo e l’approccio stilistico fra un uomo e una donna si differenziano al punto che si possano riconoscere se chi scrive è l’uno o l’altro?

Qualche tempo fa scrissi un testo dove a parlare era una donna. Alla fine ci furono parecchi che mi confessarono che erano certi che la storia raccontata come era stata raccontata, la poteva aver scritto solo una donna; un bellissimo complimento per me. Quindi alla tua domanda io rispondo con sicurezza: no, non esistono e se ci sono probabilmente è solo dovuto al fatto che ci si è dimenticati che per prima cosa noi siamo scrittori, o raccontatori, come dici tu.

12)Entriamo nel dettaglio (voglio vedere se riesco a farlo arrabbiare visto che è stato molto rilassato): Come tu ben sai esistono le cosiddette Case Editrici a pagamento. Puoi darci un tuo parere? (Si volta verso di me, si ferma, in quanto fin’ora ha sempre camminato, e mi dice quasi sibilando)

Devono bruciare! Devono ardere lentamente e completamente fino a farne rimanere un mucchietto di cenere! (l’ho fatto arrabbiare!). Non devo dare pareri su chi, con la propria politica manageriale, invia il messaggio che tutto ha un prezzo, che tutto si può comprare, che non importa quanto vale un libro, ma se hai soldi lo potrai pubblicare, anche se il medesimo libro non darà nulla a chi lo legge e sicuramente non ha preso nulla da chi lo ha scritto. E con queste case editrici dovrebbero far loro compagnia sulle pire anche quei concorsi che pretendono soldi e che in cambio danno solo un riconoscimento effimero che non vale nulla, che non dà nulla. Sì, un bel falò per questi pseudo amanti della letteratura.

13)(Faccio trascorrere qualche secondo mostrandomi occupata a trascrivere quello che ha detto così faccio decantare il tutto) Credo però che ai nostri lettori interessi un po’ più la tua persona, in particolar modo quanto l’uomo Paolo gestisce lo scrittore Logli, o se i due non si frequentano per buona pace di entrambi.

(Stavolta sorride…meno male!) No, no, si frequentano moltissimo; del resto l’uno non potrebbero fare a meno dell’altro. Paolo è un bacino di emozioni, di ricordi, di desideri e Logli in fondo non fa altro che attingere a questo bacino tritando e compattando il tutto…bella immagine vero? (mi limito a sorridere; a me sembra una immagine notevolmente orrida e inquietante, ma figurati se glielo dico!)

14)Il primo amore non si scorda mai…e il primo libro? Tu ricordi ancora il primo libro pubblicato? Lo riscriveresti oggi?

Eccome no! Il mio primo libro è stato NOSTRA SIGNORA DEI MODEM. È stato un bel momento per me allora; come ti ho detto, vinse un concorso al quale partecipai e fui talmente critico nei suoi confronti che lo inviai nell’ultimo giorno di scadenza e 10 minuti oltre l’ora massima, che era appunto la mezzanotte. Il piacere di sentirsi rispondere che, data la qualità del manoscritto, loro lo avrebbero inserito ugualmente nella graduatoria come se fosse arrivato a mezzanotte, mi lusingò parecchio, lo ammetto. E forse giocò molto la storia che proponevo: una Lolita moderna che si muoveva con eleganza sui sentieri dell’allora nascente mondo virtuale. Diciamo anche che proposi il tutto scegliendo uno stile che aveva, come il Barocco, la voglia di < dastar maraviglia>, come insegnava Bernini, e ci riuscii. Oggi però non scriverei più una storia del genere. Sarebbe troppo datata, troppo lontana dalla nostra realtà contemporanea.

15)Hai detto bene, siamo completamente immersi in una realtà sempre più virtuale; tutto procede velocemente e altrettanto velocemente le mode e le abitudini cambiano. Anche nel campo letterario come tu ben sai, viaggiano dei, chiamiamoli, indirizzi di percorsi, delle mode che durano sempre di meno. Quanto incidono per te questi “percorsi”, queste “mode” , quando decidi  di scrivere su un argomento invece di un altro?

( Mi guarda sorpreso, forse anche un po’ interdetto) La moda? Quale moda? Uno scrittore risponde sempre e soltanto a se stesso, se è un vero scrittore, altrimenti è altro. Diciamo che l’unico influsso che potrebbe esercitare la moda su di me, sarebbe quella di stravolgerla, sì, metterla in difficoltà, essere una voce fuori dal coro (e fa la faccia soddisfatta. Credo che pensi di essere stato chiaro: mai più domande del genere e io il messaggio l’ho ricevuto forte e chiaro!)

16)Però i tuoi libri qualche volta li rileggi, vero?

Sì, qualche volta…no, diciamo che non lo faccio quasi mai. Va bene, diciamo che la risposta è NI.

17)Ma se tuo figlio, un amico, insomma, una persona alla quale tieni particolarmente, pubblicasse un libro scadente, saresti sincero con lui dicendogli, più o meno direttamente, che quel libro non vale un granché o fingeresti entusiasmo, magari solo per incoraggiarlo a non ripetere l’errore?

Non potrei mai fingere un entusiasmo per qualche cosa che non mi entusiasmi e questo indipendentemente da chi dovesse scrivere il libro, ma nello stesso tempo non potrei mai piegarlo in due con la mia critica sincera. Dietro ogni libro c’è un grandissimo lavoro che a volte non porta da nessuna parte o, peggio ancora, dà dei risultati scadenti, ma comunque è un lavoro. No, non potrei mai farlo; credo che starei zitto e se la persona in questione mi conosce bene sono certo che quel mio silenzio sarebbe la critica più feroce.

18)Domanda ovvia, anche perché come hai detto all’inizio dell’intervista, non sono le domande che danno un distinguo, ma le risposte (non ho ben capito se è un complimento per lui o uno scomplimento per me…meglio non indagare!), per cui ti chiedo: Quali sono gli autori che ti hanno influenzato di più?

(Risponde di getto e gli si illuminano gli occhi) Pasolini! (rimango a guardarlo e attendo; lui capisce) beh, oltre lui chi altro c’è?…(continuo ad attendere in silenzio) Ci sarebbe anche San Paolo, e poi Calvino…ma sì anche King…(adesso mi ritengo soddisfatta)

19)I tuoi quattro punti cardinali quindi…e detto ciò, per te ci sono argomenti che non potresti o vorresti scrivere?

(La risposta è secca e non c’è nemmeno l’accenno a un sorriso) Certamente no! Io sono un professionista! (cambio subito domanda; meglio non cercare ulteriori spiegazioni)

20)Per molti sono completamente inutili: il talento o ce l’hai o no e nessuno può insegnarti ad averlo o a scoprirlo. Mi riferisco ai Corsi di Scrittura Creativa. Cosa ne pensi tu e soprattutto, possono avere un loro perché in questo paese, dove tutti scrivono e pochi leggono, come  dicono le statistiche?

So che anche tu ne tieni uno, ma la mia risposta non cambia: nel 90% dei casi credo che non siano né utili né validi, professionalmente parlando. E ti dico anche il perché. Non è vero che il talento o ce l’hai o no, il problema non è questo. Il problema sta in chi dovrebbe insegnare le tecniche, far distinguere uno stile dall’altro, dare delle regole, perché per non limitarsi solo a scrivere, ma a raccontare, (allora gli è piaciuto il fatto che l’ho chiamato raccontatore! Almeno questo!) deve avere le idee chiare su come e su cosa voglia scrivere, e per questo servono delle regole. Chi porta avanti questi Corsi è, magari, anche un valido scrittore, ma questo non garantisce che sia anche un bravo insegnante, perché per insegnare, non importa cosa, ci vuole sì la testa, ma anche tanto cuore…e non credo che in questi Corsi ci sia molto cuore.

21)Ma tu sei di più un buon osservatore o un buon lettore? E mi spiego meglio…

No, no ho capito quello che vuoi dire (sorride di nuovo). Sicuramente per il mio mestiere l’osservatore batte il lettore 1 a 0. La vita dà molti più spunti di qualsiasi buona lettura, a un professionista. Forse hai dimenticato di darmi un’altra alternativa, perché mi ritengo un saccheggiatore, un consapevole saccheggiatore e allora saccheggiatore batte osservatore 2 a 0.

22)Ma ci saranno anche per te dei momenti, diciamo, critici da risolvere. L’hai detto tu che questo è un mestiere faticoso. Per te oggi, quali sono le difficoltà maggiori che incontri nel portare avanti il tuo mestiere?

Eliminerei il plurale, perché l’unica difficoltà che ho è il tempo…non mi aiuta, mi rema contro…e calcola che io sono uno che scrive anche due o tre lavori contemporaneamente, e nel farlo è velocissimo; ma quello che ho in testa è talmente vasto che non riesco mai a pareggiare i conti. La vuoi una confidenza? Quando morirò sarò incazzato nero perché avrò in sospeso tante di quelle storie che non potrò portare a termine…mica per altro (e mi ritorna alla mente l’immagine delle idee in fila ordinata davanti alla porticina nella nuca con una voce che grida AVANTI UN ALTRO!  E stavolta sorrido io)

23)Questa  è una domanda che faccio a tutti, quindi ti tocca: Paolo Logli in sette parole

Vorace, Confuso, Idealista, Iconoclasta ( ussignur!) Ansioso, Affannato, Soddisfatto

24) Credi nell’uomo?

No, ho partecipato a troppe riunioni di condominio (lo guardo esterefatta…poi capisco; è pur sempre uno sceneggiatore e la battuta che spiazza gli viene naturale come uno starnuto)

25)Come autore, ma anche come persona pensante, credi che ci possa essere un futuro per l’Editoria in Italia?

Secondo te in questo paese dove tutte o quasi tutte le Case Editrici importanti, le testate di giornali, i media hanno un unico padrone, lo stesso che è riuscito ad affondare l’Italia con la sua politica che mirava solo a garantire se stesso, rispondi tu a questa domanda: con questi presupposti, ci potrà essere un futuro? ( scuoto la testa e borbotto un <Magari quando muore…> ma lui mi ha sentito e aggiunge) No, nemmeno allora…i suoi figli ci sono e intendono rimanere dove sono con le medesime idee.

26)Il poeta direbbe “Nel mezzo di cammin di nostra vita…” e tu ci sei credo. Quindi dovresti sapere cosa vuoi ottenere ancora, che traguardo vuoi raggiungere con i tuoi libri, oppure se intendi navigare a vista?  

La domanda è mal posta, se mi permetti. Non ho traguardi da raggiungere né intendo rimanere in prossimità della costa. Quello che faccio, o se vogliamo precisare, quello che ho scelto di fare da sempre, è soltanto soddisfare le mie esigenze di scrittore, di raccontatore, avere visibilità presso il pubblico…i premi se arrivano son ben graditi, ma non scrivo per questo.

27)E si ritorna da dove abbiamo iniziato, ai tuoi libri, alle tue storie; ricordi i loro titoli e i loro  anni di nascita?

I titoli sì, tutti, e come potrebbe essere altrimenti. I loro anni di nascita no, ma forse è un bene…almeno loro non invecchiano.

28)Questa chiacchierata, più che un’intervista si conclude con una curiosità, più che una domanda: se dovessi regalare a qualcuno che ti è simpatico un tuo libro quale sceglieresti? E quale regaleresti dei tuoi libri a una persona che non ti è simpatica affatto e naturalmente il perché di tali scelte.

Per la prima sicuramente QUIS UT DEUS, mentre per la seconda SCHEGGE DI MURANO. (Resto un po’ perplessa, anche perché io avrei tranquillamente fatto il contrario, data la trama delle due storie. Paolo è contento di avermi sorpreso…e poi spiega) ma è ovvio: In QUIS UT DEUS nonostante la crudezza del racconto si arriva a una conclusione dove a dire l’ultima parola è la speranza e che augurio migliore vuoi fare a una persona che ti è simpatica se non questo? In SCHEGGE DI MURANO, nonostante per tutto il racconto si parli e si disserti sull’amore, si arriva a una conclusione amara, alla fine di ogni speranza, alla non vita, e anche qui il messaggio da portare come dedica per una persona non particolarmente antipatica è altrettanto chiaro. Salvo poi precisare che sono pochissime le persone che mi sono veramente antipatiche.

 Tutto si è concluso con un saluto e un ringraziamento da parte sua.

Da parte mia è rimasto un retrogusto amaro, perché io SCHEGGE DI MURANO l’ho amato come solo può accadere in un colpo di fulmine e a tutt’oggi, ogni tanto, rileggo alcuni passi. Un libro che meriterebbe il palcoscenico come pochi altri lavori.

Spero che il signor Paolo Logli non me ne voglia, ma vorrei chiudere con un passo del suo libro, quello adatto per le persone antipatiche

“INDICA LA STANZA CON UN GESTO AMPIO DEL BRACCIO, CHINA IL CAPO. POI, QUASI ACCAREZZANDOLI, PASSA LA MANO SUI VOLUMI CHE INGOMBRANO IL TAVOLO- …una gran bella collezione di volumi, la mia. Anzi, sua, del Conte. Antiche pergamene di Alessandria, prime edizioni di Gutenberg, in-folio lavorati a Bologna. Io li ho scelti, io li ho raccolti, uno per uno. E ho offerto l’orecchio alle storie che raccontavano, ho ascoltato respiri e desideri, sconosciute bocche mi hanno confidato la loro saggezza e mi hanno sussurrato le loro verità, anche quelle sbagliate… (si ferma un attimo a riflettere)…ammesso che esistano verità sbagliate…(taglia corto) E comunque non sono meno belle, anche una verità sbagliata può infiammare un cuore. (quasi sulla difensiva) Quanto meno, il mio riesce a infiammarlo. (un’alzata di orgoglio) Ho ascoltato queste pagine cantare le loro litanie, sacre e profane. Ho sfiorato, ho toccato, ho palpato, ho lisciato la carta porosa, ho percorso gli arzigogoli di inchiostro e ho vagato sul rosario di nodi, coagulato in caratteri di stampa, che sporge dal foglio. Ho assaporato le loro anime, le ho succhiate come telline appena schiuse a fuoco moderato nell’acqua di mare, insaporite semplicemente di una testa d’aglio e un ciuffo di prezzemolo e una punta di peperoncino…quelle telline piccole, carnose, dell’Adriatico. Le porti alle labbra e le suggi, voluttuosamente, come un fiore di carne…come lo scrigno della femmina…così erano le anime di quei volumi. Carnose. E mi parlavano…”

Non c’è che dire come regalo, anche se riceverlo denuncerebbe l’antipatia dell’autore per chi lo riceve…ma ne varrebbe la pena.

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