imperfetta congiunzione d’estasi

Scorre mansueto il fiume d’ambrosia – onirica corrente di sogni

attraversa cave d’ardesia – di plumbeo cielo s’istoria l’arida terra

e scalza, passeggia la donna su fragili ghiacci scalfiti da frutici pruni.

Roride raffiche di libeccio – ostile e aggressivo messaggero di Marte –

spirano violente – lucide sciabole sguainate nell’aria – fulminei fendenti

inferti di petto a logiche dispotiche – eroi di cartapesta tra le fiamme.

Gravi, rimbombano timpani lontani – timbri tribali in concerto essenziale –

a festa, in castelli di ruggine, danzano, ancora torbidi, negletti pensieri

– minuetto suggestivo in ritmo ternario e forma binaria… à pas de danse.

Scorre costante il fiume d’ambrosia – di rocce corrose il suo letto grinzoso

e sterile seme l’ambito futuro – sensuale cornice di eterni silenzi…

Taciute verità. Empia indifferenza – precario confine dell’etica.

Dialogo sommerso, soggiogato da chi non ha parola – oscurantismo

e dappocaggine – smodato uso di eufemismi a nascondere incertezza

ed è lento scivolare di ingannevoli ambizioni – baratro marmoreo.

 

Scorre mansueto il fiume d’ambrosia – avanza la notte in punta di piedi

e ignuda, la donna, volteggia aggraziata su vetri di ghiaccio… à pas de danse.

 

Scorre costante il fiume d’ambrosia – lambisce la terra di seta graffiata –

di lame affilate è il truce guerriero, di opale prezioso la pelle lucente…

 

Di rosso scarlatto si tinge l’unione… Di imperfetta congiunzione d’estasi.

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