Il Presidente

Il Presidente della società è un uomo vicino alla pensione, sui sessantacinque anni. Ha una folta capigliatura bianca, una discreta corporatura e un viso molto espressivo. Quando c’è la riunione mensile sappiamo già che ci tocca stare seduti e far finta di ascoltarlo per un minimo di tre ore. Spesso le riunioni durano più di quattro ore e sono quattro ore di monologo incomprensibile. Non è facile riuscire a capire cosa diamine voglia da noi il Presidente che, fra divagazioni inopportune e incomprensibili metafore, ruba ore preziose al nostro lavoro. Quando tocca a me fare da segretario verbalizzante delle riunioni, è una tortura. L’altro giorno ho fatto leggere l’ultimo mio verbale a Stefania, mia moglie. L’ha trovato un’accozzaglia di proverbi, frasi fatte, favole per adulti senza né capo né coda. Stefania ha ragione, ma non è il segretario verbalizzante l’autore di tale penoso minestrone. Lui è indubbiamente una persona di grandissima cultura, un poeta, un filosofo, un validissimo storico, le sue conoscenze spaziano in tutti i campi. Ma non è assolutamente la persona adatta a presiedere la nostra Società energetica.

Stefania ha letto il verbale ad alta voce, sforzandosi di non ridere. A me invece viene da piangere ogni volta che mi tocca verbalizzare:

La seduta è aperta alle ore diciassette e zero uno, è assente soltanto il dottor Ezio Mattedi per malattia. Presiede il Presidente dott. Professor Pier Gerolamo Nicola Parolari Salvemini che dichiara aperta la seduta citando la frase di un insigne letterato del quale non vuole riferire il nome perché ovviamente a tutti noto: “La furia è l’anticamera dell’oblio più nefasto”. Il Presidente invita i presenti ad una doverosa quanto necessaria riflessione astratta. La pausa è interrotta dal dott. Paolo Pavanelli che dichiara di non aver compreso l’utilità di tale riflessione astratta. Il Presidente, dopo aver esortato il dott. Pavanelli a trarre il succo vitale di tale massima, auspica che il verbale della precedente riunione sia stato letto da tutti prima di aver posto la firma in calce e inizia a discutere sul punto primo dell’O.d.G. evidenziando in primo luogo alcune manchevolezze di natura tecnico – operativa sulla relazione mensile di bilancio firmata dall’ing. Raffaello Molinari. Quest’ultimo sostiene che non ci sono manchevolezze di natura tecnica o di altra natura e invita il Presidente ad essere più chiaro e ad evidenziare tali eventuali manchevolezze davanti all’assemblea. Il Presidente dopo aver citato un passo della Bibbia sottolinea “l’eccessiva francofona eleganza di fatto degli elaborati grafici in sostanziale disaccordo con le effettive linee di tendenza dei profitti apparenti”. Molinari si dichiara profondamente offeso e abbandona la seduta. Il Presidente comunica ai presenti la “non legittima presa di posizione dell’autore ufficiale della relazione tecnica” e invita i presenti ad una scrupolosa e doverosa analisi dei risultati dei profitti apparenti partendo dalla storia di “quell’intrepido e generoso asinello costretto ad affrontare i tornanti di una ripida salita con le zampe spezzate”. Il Presidente esprime anche profondo diniego ad accettare le presunte motivazioni tecniche del calo dei profitti reali e ricorda l’ingenuità del povero esploratore in Terra d’Africa assetato e affamato che getta la salsiccia in mezzo ai coccodrilli e conclude che, senza ombra di dubbio, “le palle rosse, di tal colorazione rimangono e non possono spontaneamente mutarsi in verdi… mi sono spiegato?”. Dopo aver messo in evidenza il parallelismo fra le componenti simil azionistiche dei profitti trasversali e la massima di un certo Ludovico Aristogitone: “Cura sempre la causa del tuo essere modesto nelle apparenze e non crucciarti della tua perfida indole suprema”, il Presidente dichiara la sua non presa d’atto delle conclusioni e risultati e passa al punto due dell’O.d.G: la fusione fittizia della Società con il Gruppo Energie Riunite. Il Presidente comunica inoltre che la fusione non avverrà di fatto ma sarà una “fusione virtuale apparente” che comporterà la preziosissima collaborazione della Fondazione Colangeli, a tutti nota. Ne nasce un’animata discussione sul significato di fusione virtuale apparente. Il Presidente, memore delle rime di un certo poeta greco Eracleo Ipponatte da Creosso, sconosciuto alla maggior parte dei presenti, recita commuovendosi, i versi di tale poeta. La dottoressa Bonocore ricorda al Presidente che questa è la riunione di una società energetica e non è la riunione dei luminari della più prestigiosa università di lettere antiche. Chiedendo scusa per la sua ignoranza in tale campo del sapere, la dottoressa Bonocore invita pertanto il Presidente ad essere più chiaro e sintetico: la fusione avverrà o non avverrà? La maggior parte dei presenti rilancia l’invito ad una miglior chiarezza. Il Presidente risponde che lui è chiaro e sintetico di natura, anche troppo. Segue una risata generale che si placa a fatica. Il Presidente non raccoglie tali “ironiche irrazionali esternazioni dello status mentis (?)” e ripete che la fusione sarà similvirtuale anche se non avverrà ad concretum e che la collaborazione farà lievitare l’input finalizzato all’incremento dei profitti effettivi e acquisiti. Dopo una vivace discussione sulla concreta utilità di tale ipotetica fusione, il Presidente dichiara chiusa la seduta alle ore 19.43 ricevendo un applauso prolungato.

 

Stefania non ha un grande senso dell’umorismo ma, dopo aver letto il verbale, non smetteva più di ridere. Ho aggiunto – per fortuna che ho cercato di semplificare al massimo l’essenza di tale scritto …tu non hai idea di cosa voglia dire far parte di una società presieduta da PierGerolamo Nicola Parolari Salvemini, già il nome ti fa capire che tipo sia – l’ho visto una sola volta, era al volante di un macchinone – mi ha risposto Stefania. Rido di gusto… perché quel macchinone non ce l’ha più. Era troppo piccolo quel macchinone per PierGerolamo e il mese scorso si è preso una vettura americana lunga più di sei metri con una miriade di accessori elettronici uno più inutile dell’altro. Ci mette in media dai dieci ai quindici minuti a parcheggiarlo.

 

Il Presidente abita in una villa a dieci chilometri dalla città, in mezzo alle abetaie, con un maggiordomo e due governanti, una villa piena di oggetti inutili: una collezione di cavatappi giganti, una collezione di coltelli da macellaio di inizio Novecento, due armature di ferro. Quando lui invitò la sua preziosissima squadra di fedelissimi fra cui il sottoscritto, impiegò tre ore a mostrarci i suoi oggetti. Quell’uomo è lo spreco in persona e a casa sua c’è veramente di tutto: tredici fucili da caccia … e lui è vegetariano ed animalista, una collezione di bilance d’epoca, sette televisori a valvole enormi e nessuno funzionante, biciclette degli anni cinquanta, vecchie e arrugginite, centosettantadue edizioni diverse dei Promessi Sposi, quarantasette della Divina Commedia e uno scaffale intero dedicato ai Buddenbrook di Thomas Mann.

 

Squilla il telefono di casa mia, è l’ingegner Molinari. Mi dice che ha saputo che forse il Presidente ci lascerà per dedicarsi alla sua vita privata, in realtà lui ha fatto un giro di parole più tortuoso del solito. Non si è capito bene se c’è una data precisa in cui lui andrà in pensione, se ci andrà veramente, se ci andrà parzialmente. Gli rispondo – Santo Paradiso! … Raffaello … va in pensione oppure no? Non ho capitò un tubo – lui mi risponde ridacchiando – l’unica cosa che ho capito è che a partire dal prossimo mese c’è una probabilità più alta del solito che lui si levi dai …. che lui insomma vada in pensione. Sai come è fatto lui, ti chiama nel suo ufficio, ti recita un pezzo di Aristarco di Nippocea in greco antico, si commuove e te lo traduce obbligandoti a trovare il collegamento che lui soltanto vede. Tu cosa fai? Lo guardi con uno sguardo un po’ perso, alla fine lui ti domanda se “è chiaro il discorso”. Tu cosa gli rispondi? “Chiarissimo Presidente, lei è sempre molto conciso” … poi esci dal suo ufficio con una confusione in testa che non avevi mai avuto in precedenza. Di solito non ricordi più niente, lo sai bene anche tu. Comunque l’intenzione di andare in pensione quasi quasi ci sarebbe ma … – Raffaello sta scoppiando a ridere, non ce la fa più a rimanere serio. Rido anch’io e aggiungo – ho capito, c’è un accenno apparente di pseudointenzione e basta. Troppo poco, ce lo terremo ancora a lungo. Ma perché non se ne va e lascia il posto a Pattinelli che è uno in gamba? Potrebbe riprendere a scrivere le sue pubblicazioni filosofiche, ma forse sa che non gliele leggerebbe nessuno, lui è ampolloso ma tutt’altro che stupido.

 

Da un giorno all’altro il Presidente Pier Geronimo Nicola Parolari Salvemini se n’è andato, ci ha abbandonati. La sera del trenta aprile nessuno sapeva niente e si penava che ci avrebbe perseguitato ancora a lungo con le sue metafore e parafrasi. A mezzogiorno è arrivata la comunicazione di un’assemblea straordinaria alle 14.30. E’ partito con un lunghissimo monologo. Dai filosofi greci, passando per Sant’Agostino, è giunto a parlare della Repubblica di Venezia, poi ha dedicato un’ora alla massima di un certo Ippolito Mazzamauro: “Il potere oscuro della ragione è l’essenza della non negazione dell’essere”. Nessuno di noi ha capito il significato della sua ennesima nebulosa divagazione. Solo alle 19.35 abbiamo capito che quello sarebbe stato il suo ultimo discorso, quando ha detto “ … chi, a partire dal giorno 2 maggio occuperà la mia poltrona, senza il minimo accenno di dubbio e con immenso senso di doverosa responsabilità e ragione morale, si cimenterà, seppur con aspri ostacoli, nel tentativo talvolta infruttuoso di portare a termine i miei infausti progetti di assemblamento in essere nonché in opera della nostra preziosa società… un sincero ringraziamento a tutti voi” Ne è seguito un lunghissimo applauso, un applauso che nascondeva ovvie esternazioni di esultanza.

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