Il lampione

 

Dedicato agli scrittori, agli aspiranti tali, ai sognatori, a chi ci crede, a chi non ci crede e a chi ci vuole credere……

 

Maria camminava svelta lungo la strada che la portava a casa, sola, avvolta dal buio della sera, interrotto regolarmente dalla luce ambrata dei lampioni disposti a un solo lato della via. L’aria fredda invernale, resa più pesante dall’umidità, si faceva sentire soprattutto in faccia, l’unica parte di lei scoperta, ma non le dava fastidio, anzi! Le dava l’impressione che agisse positivamente sul funzionamento dei suoi neuroni, sempre al lavoro per produrre pensieri.

Di che tipo?

Di tutti i tipi.

In quei minuti trascorsi a tornare a casa, nel silenzio e nella solitudine di quella strada, la sua mente era occupata dalla rielaborazione dei fatti della giornata, spesa a cercare un modo per arrivare alla fine del mese senza scendere a livelli infimi di schiava. Non poteva farlo. Non se la sentiva di farlo e non lo meritava. Sapeva di poter offrire molto e non accettava di doversi rassegnare ai cosiddetti lavori umili che, contrariamente alle false parole consolatorie pronunciate dal suo prossimo ignorante ed ipocrita, non erano affatto dignitosi, e questo provocava in lei un impeto di rabbia e ribellione impossibili da contenere, che acceleravano i battiti cardiaci e il respiro.

All’angolo fra la strada che stava percorrendo, ed una traversa che sbucava in essa a destra, c’era un lampione che da tempo non funzionava bene. Di tanto in tanto si spegneva lasciando quell’incrocio nell’oscurità quasi totale, fornendo così motivo di rischio per il traffico fortunatamente scarso da quelle parti. I pochi abitanti del rione avevano segnalato all’azienda erogatrice di energia elettrica il malfunzionamento del fanale, gli addetti si erano recati sul posto a controllare, ma non avevano rilevato guasti.

In un primo tempo Maria non ci aveva fatto molto caso, ma da alcuni giorni aveva notato che quel lampione si spegneva proprio al suo passaggio.

E anche quella sera, quando arrivò all’incrocio, il lampione si spense.

Si fermò a guardarlo rivolgendoglisi come fosse un essere umano.

“Ce l’ hai con me? –  disse – Ti sto antipatica? Dillo subito”.

E proseguì il cammino, decidendo tuttavia di dare più attenzione al fenomeno nei giorni a venire.

Purtroppo, i pensieri che l’accompagnavano nel percorrere quella via che giungeva alla sua casa erano sempre gli stessi: come conciliare le esigenze della vita reale e le soddisfazioni morali?

Rabbia e frustrazione non mollavano mai la presa sul suo cuore e sulla sua mente.

E il lampione si spegneva al suo passaggio.

 

Ti sento, Maria… i tuoi passi sono veloci ma pesanti come i tuoi pensieri… L’asfalto vibra e il tremore interrompe il flusso di energia che fluisce nel mio corpo…..Stasera non ho voglia di accendermi. Fatico a farlo…..

 

 

 

Tempo dopo

 

Nei rari momenti che intervallavano la sua perenne ricerca di una fonte decente di guadagno, Maria amava scrivere e scriveva di tutto: poesie, racconti ed una specie di diario in cui sfogava le sue pene. L’importante per lei era scrivere come terapia occupazionale e mentale, non consigliata da uno psicologo, bensì da se stessa e dalla necessità di svuotare il cervello affinché non esplodesse. D’altro canto, la sua situazione economica non le avrebbe di certo permesso la spesa di una consulenza psicologica, pertanto, il fai da te, per lei era un obbligo non avendo, tra l’altro, qualcuno con cui, eventualmente confidarsi nei momenti di maggior sconforto.

Tuttavia, la sua dimestichezza con il computer e l’informatica le aveva aperto le porte a diverse possibilità di far sapere al resto del mondo che esisteva anche lei non solo come numero di IP, ma per ciò che le frullava in testa e aveva voluto tentare la sorte postando alcune poesie e piccoli racconti sulle pagine di siti specializzati. Un’amica le aveva consigliato di affacciarsi ai social networks e, a dispetto della sua timidezza, ritrosia e diffidenza, si era iscritta a uno di questi scoprendo così un mondo abitato da molte persone come lei, con i suoi stessi problemi, ma con interessi e passioni in comune. Ed altre porte si erano aperte per la sua attività segreta.

Quella sera, prima di chiudere le luci di casa e andare a dormire, su un sito segnalato in un post nella pagina del network, dopo essersi registrata, Maria trovò il coraggio di pubblicare un racconto, poi spense il computer a andò a letto.

Il giorno seguente la aspettava al varco col grigiore del cielo invernale e la prospettiva di trasmettere le sue vaste conoscenze in materie letterarie e linguistiche a individui che passavano quelle ore a smanettare sui tasti virtuali dei loro colorati smartphones, dimostrando l’interesse necessario all’argomento per riuscire a strappare la sufficienza a scritto e orale, ma niente di più. In ogni caso era stato un passo avanti. Se non altro, ora aveva alcuni pomeriggi impegnati e qualche euro nelle sue tasche, ma la frustrazione, parlando in termini tecnologici, era diminuita solo di qualche tacca e tornando a casa, il pensiero dell’indifferenza mostrata dagli studenti al suo sforzo di arricchire il loro archivio mentale feriva e non poco. Ma questa è la realtà, se si esclude qualche eccezione.

Mentre percorreva la solita strada, si fermò un attimo per visualizzare un sms giunto sul suo cellulare. Maria non aveva lo smartphone come i suoi studenti, ma il suo telefono era abbastanza evoluto da consentirle di entrare in rete, navigarci, controllare la posta, nonché eventuali notifiche di posts sul network a cui era iscritta. E scoprì che molte di quelle notifiche erano relative al suo racconto che aveva ricevuto una valanga di consensi.

Maria non aveva avuto una vita facile. Aveva perso suo padre in tenera età e, sempre per questioni economiche dovute all’interruzione dell’attività lavorativa della madre, era finita in collegio per nove anni, esperienza che aveva inciso inesorabilmente sulla sua vita e sul suo modo di concepirla, portandola ad anelare la libertà d’azione sopra ogni altro valore dell’esistenza, a tratti, compresi gli affetti e l’amore, ma le aveva anche elargito il dono della concretezza e del saper rifuggire dalle sirene dell’illusione, dandole la facoltà di distinguere il confine fra reale e fantastico.

Però, in quel preciso momento, sentì la sua mente uscire dalla scatola cranica e volare molto in alto, oltre il lampione, oltre la Luna, oltre l’universo sopra di lei. Una rondine non fa primavera, ma un piccolo successo fa bene al cuore e lei si sorprese a gioirne. Non aveva mai creduto molto ai fenomeni paranormali e al soprannaturale, tuttavia, d’istinto, alzò la testa.

Il lampione, spento, si accese.

 

Stasera i tuoi passi sono leggeri, Maria. E il flusso di energia non s’interrompe…

 


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