I puffi

 

Ore 19.15…

Eliana fermò lo sguardo sull’orologio da parete posto di fronte a lei. Sarebbe successo anche questa volta: solo 15 minuti e l’avrebbero cacciata fuori dal quel guscio stupendo che si era creata al quinto piano della azienda pubblicitaria più prestigiosa della città.

Erano trascorsi quei 5 anni così velocemente mentre, impegnandosi al massimo, era diventata la grafica più richiesta non solo nella sua rassicurante azienda, ma anche fra le altre che non si stancavano, a date quasi fisse, di offrirle ruoli sempre molto prestigiosi.

Certo, aveva dovuto sacrificare qualche “pedina”, come li chiamava lei, ma del resto per vincere si deve correre leggeri…per cui nessun fidanzato a cui dover telefonare per avvisarlo di un ritardo nel rientro a casa, e meno che mai figli o amiche sempre in punto di morte per l’ennesimo tradimento o silenzio inspiegabile; legarsi ad altri, anche se solo per pochi momenti, l’avrebbe distratta dall’impegno verso il suo traguardo… e poi, che caspita, non aveva che 34 anni…avrebbe avuto tutto il tempo per rifarsi

 

Si guardava intorno: tutti pronti a fuggire verso qualcuno o qualcosa che li stava aspettando.

Eliana pensò che anche gli auguri e i sorrisi ipocriti e inutili non li avrebbe sopportati. A nessuno in fondo interessava sapere di lei o dove avrebbe trascorso la serata e, soprattutto con chi.

Spense il suo computer, e molto velocemente traslocò nella borsa aperta i suoi inseparabili amici: cellulare, busta di tabacco e accendino; guardò per un istante il Puffo con gli occhiali dal cassetto della sua scrivania che sembrava implorarla, ultimo e forse unico testimone della sua infanzia “E va bene…mi hai convinta, ti porto con me, però non fare come l’anno passato che sei sbucato fuori all’improvviso e ho dovuto quasi litigare con la mamma di quell’impiastro di ragazzino del primo piano che ti voleva a tutti i costi; quindi stai buono e fermo nella borsa!”

Mentre procedeva con passo deciso verso l’uscita, sentì la pressione di una mano sul suo avambraccio e, quasi contemporaneamente, la figura altissima di Lorenzo la bloccò “Ma che fai? Scappi senza nemmeno un abbraccino di Natale?” e subito dopo un abbraccio un po’ disarticolato l’avvolse “Non lo sai che porta sfortuna non scambiarsi almeno un abbraccio la sera della vigilia? Dai adesso tocca a te: ABBRACCIAMI!” e così dicendo si allontanò un passo da lei, chiudendo gli occhi e allargando un poco le braccia.

Eliana, vedendo quel ragazzo alto e magro in quella posizione, vestito con la sua solita camicia arrotolata fino al gomito, scoppiò a ridere.

Lo sapevo- disse Lorenzo riaprendo un occhio solo- il talento o ce l’hai o è inutile che ti applichi…e come me nessuno ti potrebbe far ridere…ma insomma mi abbracci o no?”

Eliana si gettò verso di lui mentre continuava a ridere “Sei peggio di un cartone animato…ma perché porti le camicie sempre con le maniche arrotolate? Bottoni inesistenti?”

Lorenzo si staccò da lei e spinse il pulsante dell’ascensore “E’ una risposta troppo importante da dare di fronte a un ascensore; ci vuole l’atmosfera giusta…il momento adatto…” e rimase  a guardarla senza più sorridere.

La donna divenne seria, infilò una mano nella borsa e trovò al tatto il piccolo peluche del puffo con gli occhiali: lo strinse per sentirsi forte, e disse tutto d’un fiato “E magari a casa tua ci sarebbe sia atmosfera che momento, vero?” “ Ma allora è proprio vero quello che si dice in giro?” “ Cioè?” “ Che hai un’intuizione quasi soprannaturale…” e fece un salto all’indietro per schivare un tentativo di spintone “Ti aspetto allora e avrai svelato il mistero delle camicie arrotolate: sarà colpa dei bottoni fuggiaschi o del polsino consumato?….suspence!” e mentre rientrava nella stanza da dove provenivano le voci dei colleghi, vide chiudersi le porte dell’ascensore sul viso sorridente di Eliana.

Quando il campanello suonò Lorenzo vide davanti a sé una donna ben diversa da quella che conosceva: Eliana aveva lasciato sciolti i suoi capelli che, in apparente disordine, si avvolgevano su di loro formando dei ricci morbidi, dando all’originario biondo scuro delle tonalità più cupe, ma morbide come una crema di cioccolato.

Posso entrare o passiamo la serata sul pianerottolo?” si, era Eliana; la voce era la sua, la riconosceva.

Tutto nell’interno era perfetto, persino il lieve odore di muschio che da qualche parte fuoriusciva da una candela.

Non mi dire che hai cucinato tu perché non ci credo!” il tono voleva essere distaccato, ma le veniva da ridere “Ovvio che no e che cazzo, anche il cuoco no!… scusami” “ Per che cosa? Per il cazzo o per il fatto che non sei un cuoco?” e mentre si toglieva il cappotto, la sua borsa, in equilibrio precario sul bracciolo del divano, cadde poco dignitosamente sul pavimento facendo fuoriuscire molto del suo contenuto.

Lorenzo si chinò per raccogliere gli oggetti e… “ Il puffo con gli occhiali!!”

Eliana glielo strappò di mano “ Si, e allora? È il mio portafortuna, qualcosa da ridire?” e il tono era quanto di meno conciliante ci fosse.

Lorenzo si alzò serio, le volse le spalle e sparì oltre la porta della sala; Eliana attese qualche secondo e lo vide ricomparire con degli occhiali enormi e con una puffetta di ceramica in posa ammiccante.

Ma ti rendi conto che questi due si stavano cercando da chissà quanto tempo? Non possiamo dividerli di nuovo” “ E tanto per la cronaca, come mai hai una Puffetta di ceramica in casa?” “ Perché mi piacevano da morire quando ero un fanciullo e ovviamente volevo la Puffetta ad ogni costo” “ E quelli là che sono?” “ Occhiali che mi guardo bene da portare fuori casa…molto meglio le lenti… però ora si mangia e poi decidiamo cosa fare dei nostri amici blu…magari potrebbero anche conoscersi meglio, non credi?”

 Eliana fece qualche smorfia, come per dare l’impressione di non essere del tutto convinta, ma era chiaramente una posa…in fondo aveva già 34 anni e forse era arrivato il momento di smettere di correre…

E mentre le ore passavano in quell’appartamento iniziò la sempre e ripetuta favola del “SUCCESSE TUTTO PER CASO, MA PER ME SARA’ DIVERSO”

E il mistero dei polsini? Nessun mistero: Lorenzo amava i gemelli, quelli d’epoca però…ma per la paura di perderli, li usava raramente…o forse era solo distratto, ma quella sera li indossò…ed erano blu come la Puffetta e il Puffo con gli occhiali.

 

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