Donne, omicidi e società

Donne, omicidi e società

 

L’altra sera Rispondevo a una nota su Facebook, riguardo all’omicidio di quella ragazza, “colpevole” della gelosia del suo amico. Adesso ci sono fiumi d’inchiostro che riempiono i giornali, la contabilità degli omicidi e l’appello di tante donne a firmare: “Se non ora quando?”. L’indignazione è sacrosanta e non sono certo io quello che va a cercare giustificazioni per quanto commesso dal ragazzo, oltre tutto sotto l’effetto della cocaina che scorre a fiumi tra i giovani d’oggi; vorrei solo riallacciarmi al discorso, senza ripetere stereotipi inutili, per fare alcune considerazioni.

Quella sera facevo notare che, a volte, i giovani d’oggi, decisamente insicuri e cresciuti sotto l’ombrello iper protettivo della madre, dopo aver allacciato un rapporto affettivo con una ragazza, rapporto che magari continua nel tempo fino a diventare qualcosa di duraturo, identificano la stessa con la madre, ovvero con colei che, appagamento sessuale a parte, si prende cura di lui e di tutti i suoi problemi. Come faceva la mamma, insomma, che, da perfetta padrona, metabolizzava ogni piccola azione del figlio anche quando, apparentemente, quest’ultimo aveva la massima libertà di movimento. Mamma che, assieme al papà, si è dimenticata di una cosa fondamentale: insegnare il rispetto reciproco tra due persone, specie se devono convivere; non dimentichiamoci le difese a oltranza, spesso impossibili e ovviamente giustificate dall’amore materno. L’emancipazione femminile non consiste, solo, nella libertà ottenuta, spesso freneticamente, negli ultimi 50 anni ma nel far capire che certe conquiste vanno rispettate, magari discusse ma che con quelle non si vuole rovesciare la società, semplicemente emanciparla, stabilire che il maschio non ha più la prerogativa su certe cose. Stabilire e codificare questo concetto con regole scritte (pene giudiziarie a parte ovviamente), implica un’imposizione a volte male accettata perché non presente nel nostro substrato culturale. Si considera e mi duole doverlo dire da uomo, la donna, unicamente come oggetto di soddisfazione sessuale; la si sposa solo per  fare figli e per continuare la specie, passati i primi anni di matrimonio e, svanita la passione, tutto si trasforma in un contratto che, se pur non scritto, viene tacitamente accettato da ambedue le parti. Sono cose vecchie di secoli che sembrano scomparse ma che invece continuano indisturbate. Sicuramente le modalità dell’ultimo omicidio della ragazza pochi giorni fa, saranno diverse ma è l’impianto mentale che continua a sopravvivere. Se poi ci aggiungiamo che i media, qualsiasi, mercificano le donne, offrendo la loro nudità come unico oggetto di desiderio per un uomo, il gioco è fatto; conquistare una bella donna e poi vedersela soffiare via perché la stessa si è resa conto che, a certi livelli, l’oro luccica poco, è frustrante; una mazzata che stordisce e crea panico, irrazionalità, incapacità di risolvere il problema: mancano i presupposti per farlo. Quello che voglio dire è che se dai un impostazione a un bambino, ripetutamente e sistematicamente durante la sua infanzia, poi la ripeterà per tutta la vita e non ci sarà verso di fargli cambiare idea. Se è stato abituato a essere dominante fin da piccolo, rimarrà tale; se poi ci aggiungiamo che è sottoposto a un bombardamento mediatico in cui quello che gli è stato insegnato, viene rafforzato, creiamo mostri che sono di difficile gestione.

Certamente non saranno tutti così, c’è chi, forse più fortunato, naviga in una realtà sua particolare e ha trovato la quadratura del cerchio con la donna della sua vita ma i tanti troppi casi che si susseguono stanno a dimostrare che sono eccezioni che confermano la regola. Se poi ci aggiungiamo che l’attuale situazione economica può, anzi sicuramente, aggraverà la crisi del modello fondante questa nostra società:

Successo, soldi, bella vita, zero problemi e zero pensieri, è facile intuire che si prevedono tempi duri, per tutti.

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