Corpo di zagara

Si maritau Cettina…
Ti chiamo per nome
nel cicaleccio delle note
stordite d’incanto,
disperdo i tuoi fragili sì,
cicale che friniscono basse.
Si maritau Cettina, Turuzza e Carmiledda…
Sono smarrite le voci
tra i tralci e i pampini d’uva,
ti chiamo per nome
tra i rimpianti di nozze sbiadite,
raccolgo la luce di un canto che muore.
E iu ca sugnu bedda…
Ti chiamo per nome
fuori del corpo di zagara,
recito tra le dita il bruno dei riccioli tuoi,
sono il sogno di un’antica speranza.
mi vogghiu marità.
Mi chiami per nome,
foglia che sfiora il ramo,
felicità che affanna il cielo,
sposa mancata, sola al tramonto.

 

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