Affari di cuore

Affari di cuore: Paolo Ruffilli, Ed Einaudi, 2011

 

di Ninnj Di Stefano Busà

 

L’ultimo libro di Ruffilli, pubblicato per i tipi Einaudi è un lavoro di cesello in cui l’autore rivisita l’amore inteso come connubio di due entità fenomeniche che, disattivando le inibizioni e le remore, realizzano nell’atto d’amore la più completa libertà di espressione e di completamento dell’essere.

Un libro insolito il suo, che non è la parodia dell’amore, ma vuole essere un rivoluzionario risvolto di carattere eminentemente umanizzato, che però, si produce, attraverso apparenti forze contrastanti che inibiscono il solito filone demodè della sdolcinatura sui generis.

Il verso ad es. “ognuno vuole essere trafitto” mostra con quanto intenzionale trasporto ci si avvicini all’altro per una battaglia mai disagevole, in cui non vi sono vincitori né vinti, ma nel quale ogni -corpo a corpo- ha la sua ragionevole parte di violenza, di disimpegno nei confronti del partner, al quale dà e dal quale prende “amore”.

Un libro interessante, dal quale la parola amore non si evince, ma si delinea in perfetta simbiosi, in una incoercibile forza di congiungimento e di apoteosi dell’amore.

Vi sono violenza, condivisione e forza, vi è cannibalismo e ingenuo pudore in questo dispiegamento in campo: ognuno con le sue armi proprie o improprie dovrà dare conto di sé. Lo scontro avviene in campo aperto, tra due persone , di cui la crudeltà e la pulsione-fusione fanno la differenza: i combattenti a singolar tenzone si sfidano in un duello fantastico che non è rivalità, ma dirompente “eros”, adattato per le circostanze ad una orchestrazione sinfonica di alto livello.

L’analisi all’interno del rapporto si vivacizza, attraverso una fenomenologia che è arditezza di componenze elettive, dentro una sferzante inclinazione erotica di sensi, ma senza orpelli, senza smancerie: nudi davanti a se stessi, l’amore narra la sua storia (guarda caso, la storia amorosa) di cui si compone il mondo, ma senza esibizioni, senza infingimenti.

L’Eros è il fattore predisponente di un cannibalismo ipostatico: “il letto per l’amore è un campo di battaglia del mistero” fa intuire il sommovimento dei corpi, la furia e l’arditezza nella dinamica diversificata in cui ”ognuno vuole essere trafitto” ma anche trafiggere, è quindi un: –“do ut des” – un tentativo di slargare traiettorie nel vento, imporsi il mutamento che raffrena e inerisce all’inesauribile segno che, senza essere dolore, induce alla dolenzia, al fuoco profanatore ed esaltante della conquista che divampa, ma distoglie lo sguardo dal vuoto: corpo-vuoto o “svuotato” in un isolamento programmatico dei sensi che inumana e interagisce con la pulsione-fusione che la incarna. Un libro che stupisce, considerata la precedente scrittura di Ruffilli, quasi tutta di diversa natura. Un libro da gustare e da indicare ai lettori, che ci propone un Ruffilli nuovo, portato ad un cambiamento, ad una modifica dei toni e delle tematiche scrittorie.

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